In buona parte dei titoli videoludici ci troviamo nei panni di qualche bruto che deve farsi strada a suon di pugni/calci/spadate e chi più ne ha più ne metta, è quel che viene definito il genere hack’n’slash.
Io sono sempre stato un gran fan di questo genere, trasmette un senso di onnipotenza come pochi altri giochi fanno e poi, diciamocela tutta, picchiare orde di nemici contemporaneamente nel modo più flashoso e stylish possibile è rilassante e soddisfacente.
Questo genere è, però, un’arma a doppio taglio per lo sviluppatore: è infatti vero che bastano milioni di nemici e mosse spettacolari per rendere il gioco divertente ma bisogna stare attenti a non trasformarlo in un volgarissimo button mashing (letteralmente pestare/schiacciare bottoni) insensato.
Mi viene quindi da riflettere: cosa rende un hack’n’slash figo rispetto agli altri?
Chiariamo bene, parliamo puramente del lato tecnico del gameplay, non mi riferisco in questo articolo a trama/protagonisti/ambientazione e compagnia bella, sono ovviamente parti fondamentali di un videogioco ma non della discussione che stiamo affrontando.
Nell’affrontare questa analisi non posso non partire da quello che, secondo la mia modesta opinione, è l’apice del gameplay hack’n’slash: Bayonetta.
Cosa ha in più la provocante strega rispetto alla concorrenza? Un culo galattico. No ok, lapsus freudiano, non era la risposta giusta. Bayonetta con soli 2 tasti permette di creare una quantità STERMINATA di combo, che siano a terra, aeree o una combo di entrambe le cose, e sono tutte splendide esteticamente ed efficaci. A tutto ciò poi si aggiunge una grande varietà di armi che possono essere equipaggiate su mani e piedi, aumentando ulteriormente le combinazioni.
Con queste basi si possono raggiungere livelli di combo, se si possiede la necessaria abilità, incredibili e questo è quel che da una marcia in più a un hack’n’slash. Ecco un esempio che chiarifica bene cosa voglio dire:
Ho parlato finora di Bayonetta perchè reputo rappresenti il top di questo genere di gameplay ma ci sono molti giochi che ci forniscono gli strumenti per creare dei combattimenti memorabili. Senza ovviamente stare a citare Devil May Cry, il cui ideatore è lo stesso di Bayonetta e si vede, mi viene da nominare Batman Arkham Asylum. Non penso che il gioco in sè si possa definire hack’n’slash ma il sistema di combattimento direi che rientra in questa categoria. Avendolo appena finito ammetto che sia stato lui a darmi l’idea per questo articolo, trovo infatti che il “freeflow system”, così viene chiamato il combat system di Batman, sia particolarmente apprezzabile. La fluidità, la velocità e la semplicità del sistema sono eccezionali e visivamente danno molte soddisfazioni. La sostanziale differenza con Bayonetta, e in generale con gli altri titoli hack’n’slash, è che Batman è molto più “verosimile” nelle sue azioni, ma certamente non meno apprezzabile.
A questo punto vi starete domandando: ma si è totalmente dimenticato di God of War? No, assolutamente. Non l’ho nominato tra i migliori gameplay di questo genere semplicemente perchè reputo che non lo sia. Sicuramente a livello visivo e di “senso di onnipotenza” se non è il migliore è tra i primi 3, ma a livello tecnico è estremamente scarno. Si hanno infatti poche combo a disposizione per ogni arma e ben presto ci si rende conto che per buona parte del tempo si usa sempre la stessa e non per scelta, ma per necessità (quadrato, quadrato, triangolo). Questo limita molto l’esperienza rispetto ai titoli che ho citato in precedenza.
Se anche voi, come me, siete amanti di questo genere di giochi, che cosa cercate negli hack’n’slash? Cosa vi fa gasare e cosa invece vi dà ai nervi? Quali sono i giochi col GAMEPLAY (lo ripeto di nuovo, lasciamo perdere per questa analisi tutto il resto) migliore?
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