I Videogiochi: Moderni vasi di Pandora?
Parlare male dei videogiochi è uno degli “sport” più praticati nel mondo, ed è facilissimo da esercitare! Basta solo dire: <<questo videogioco è violento e diseducativo!>> senza nemmeno conoscerlo per riuscire ad avere ottimi risultati ed essere inserito nel ranking mondiale.
Quante volte vi è capitato di accendere la TV e sentire cose come questa: “E’ uscito il nuovo capitolo di Grand Theft Auto dove si impersona un criminale che ruba, uccide i poliziotti, spaccia la droga e STUPRA (Stupra?! Ma che…?). Intanto la violenza dilaga tra i giovani, sarà colpa di questo tipo di videogiochi? Sta sera ne parleremo con il Dottor Pinko Palla, laureato in qualcosa alla International avadana school of badester” che puntualmente si rivela essere il solito pseudo-esperto-sputa-sentenze che non sa nemmeno cosa diavolo sia un videogioco, ed è convinto, fino al midollo osseo, che all’interno del disco vi risiedano tutti i mali del mondo come, per l’appunto, moderni vasi di pandora.
Un ragazzo con turbe psichiche, evidenti già dal comportamento, stermina a sangue freddo metà del suo campus in America imbracciando un Kalashnikov? E’ colpa di videogiochi FPS che istigano alla violenza. Un quindicenne viene sorpreso a spacciare droga? E’ colpa dei Free Roaming in stile GTA che fomentano i ragazzi ad assumere i comportamenti delinquenziali visti nel gioco dato che, nel suddetto, sono posti modelli comportamentali del tipo: “Vita onesta, poca grana; Malavita, tanta grana”. Esiste il bullismo, la causa? Tre parole: Canis Canem Edit.
Chi ricorda il caso Rule of Rose? Secondo gli “esperti” dentro questo videogioco c’era di tutto: Violenze su minori, satanismo, sadomaso, scene ai limiti del porno e chi più ne ha più ne metta. Eppure non c’era nulla di tutto questo; solo, da parte dei già citati “espertoni”, tanta “buona e sana” disinformazione. Il problema però è che su queste cose dette da persone disinformate ci marciano sopra, soprattutto le associazioni di genitori “che fanno di disinformazion virtù” e mandano avanti inutili cause contro le software house.
Ragazzi, non prendiamoci in giro: I bulli, i pazzi psicopatici, la malavita, la droga e gli altri mali, nel mondo, ci sono sempre stati purtroppo. Non incolpiamo di ogni cosa i videogiochi additando le software house di non avere a cuore il futuro dei giovincelli poichè gli propinano modelli di comportamento sbagliati, perché (e i primi a dirlo sono i team di sviluppo e le varie software house che li producono) i videogiochi hanno varie fasce d’età.
ESATTO signori e signore!
Voi, che vi lamentate dell’inesistenza di una normativa che attua un controllo sui videogiochi, sappiate che esiste qui in Europa una cosetta rispondente al nome di Pan European Game Information, comunemente detto PEGI. Il PEGI divide i giochi in fasce corrispondenti all’età che bisogna avere per poterci giocare e comprende anche vari simboli che indicano la presenza di vari elementi nel videogioco che si va ad acquistare come: violenza, sesso, droga eccetera. I rivenditori NON sono tenuti a seguire le regole del codice poiché la classificazione del PEGI è su base VOLONTARISTICA, cioè, il commesso può venderti qualsiasi cosa, sei tu genitore (o chiunque compri un videogioco per un bimbo) a doverti preoccupare, guardando con attenzione i simboli stampati sulla custodia, di cosa stai comprando a tuo/a figlio/a. E il genitore sa benissimo, SEMPRE, quello che compra ai suoi amati figlioletti, vero? Ovviamente no. Non sanno cosa comprano. E anche se vedono in copertina un tizio che sventra un centauro con due spade ricoperte di fiamme e sangue non dicono nulla. Del PEGI se ne sbattono (un po’ come gli avvisi sui pacchi di sigarette: dopo un po’ ci fai l’abitudine e smetti di farci caso.), è in basso a sinistra, e chi ci guarda lì?
Perché, se in TV c’è un film con il classico bollino rosso, cambiamo subito canale per evitare che il bambino veda scene non adatte alla sua età, ma al primo negozio di videogiochi in cui entriamo, compriamo qualsiasi cosa il pargoletto voglia per farlo felice, anche se ha un 18+ rosso scritto a caratteri cubitali stampato sulla copertina?
Basterebbe solo un po’ d’ informazione per capire che il videogioco, anche se violento, è solo una forma di divertimento e non istiga nessuno a comportarsi come un delinquente, un killer, uno psicopatico o varie ed eventuali. Ciò non toglie che i bambini debbano essere costantemente controllati perché “certa roba” a una “certa età”, è sempre meglio evitarla. Per questo c’é il PEGI.
La verità è, che è molto più semplice dare la colpa ad un videogioco, un oggetto inanimato, invece che accusare noi stessi del fatto che esista la violenza, la delinquenza eccetera, non è vero?
Co-discepoli, voi come reagite di fronte a certe accuse sui videogiochi? Schiumate di rabbia davanti alla grande disinformazione che attornia il mondo dei videogiochi o ci passate sopra? E secondo voi: è’ bene controllare se ciò che si compra è adatto a un bambino?
I Videogiochi: Moderni vasi di Pandora?
Parlare male dei videogiochi è uno degli “sport” più praticati nel mondo, ed è facilissimo da esercitare! Basta solo dire: <<questo videogioco è violento e diseducativo!>> senza nemmeno conoscerlo per riuscire ad avere ottimi risultati ed essere inserito nel ranking mondiale.
Quante volte vi è capitato di accendere la TV e sentire cose come questa: “E’ uscito il nuovo capitolo di Grand Theft Auto dove si impersona un criminale che ruba, uccide i poliziotti, spaccia la droga e STUPRA (Stupra?! Ma che…?). Intanto la violenza dilaga tra i giovani, sarà colpa di questo tipo di videogiochi? Sta sera ne parleremo con il Dottor Pinko Palla, laureato in qualcosa alla International avadana school of badester” che puntualmente si rivela essere il solito pseudo-esperto-sputa-sentenze che non sa nemmeno cosa diavolo sia un videogioco, ed è convinto, fino al midollo osseo, che all’interno del disco vi risiedano tutti i mali del mondo come, per l’appunto, moderni vasi di pandora.
Un ragazzo con turbe psichiche, evidenti già dal comportamento, stermina a sangue freddo metà del suo campus in America imbracciando un Kalashnikov? E’ colpa di videogiochi FPS che istigano alla violenza. Un quindicenne viene sorpreso a spacciare droga? E’ colpa dei Free Roaming in stile GTA che fomentano i ragazzi ad assumere i comportamenti delinquenziali visti nel gioco dato che, nel suddetto, sono posti modelli comportamentali del tipo: “Vita onesta, poca grana; Malavita, tanta grana”. Esiste il bullismo, la causa? Tre parole: Canis Canem Edit.
Chi ricorda il caso Rule of Rose? Secondo gli “esperti” dentro questo videogioco c’era di tutto: Violenze su minori, satanismo, sadomaso, scene ai limiti del porno e chi più ne ha più ne metta. Eppure non c’era nulla di tutto questo; solo, da parte dei già citati “espertoni”, tanta “buona e sana” disinformazione. Il problema però è che su queste cose dette da persone disinformate ci marciano sopra, soprattutto le associazioni di genitori “che fanno di disinformazion virtù” e mandano avanti inutili cause contro le software house.
Ragazzi, non prendiamoci in giro: I bulli, i pazzi psicopatici, la malavita, la droga e gli altri mali, nel mondo, ci sono sempre stati purtroppo. Non incolpiamo di ogni cosa i videogiochi additando le software house di non avere a cuore il futuro dei giovincelli poichè gli propinano modelli di comportamento sbagliati, perché (e i primi a dirlo sono i team di sviluppo e le varie software house che li producono) i videogiochi hanno varie fasce d’età.
ESATTO signori e signore!
Voi, che vi lamentate dell’inesistenza di una normativa che attua un controllo sui videogiochi, sappiate che esiste qui in Europa una cosetta rispondente al nome di Pan European Game Information, comunemente detto PEGI. Il PEGI divide i giochi in fasce corrispondenti all’età che bisogna avere per poterci giocare e comprende anche vari simboli che indicano la presenza di vari elementi nel videogioco che si va ad acquistare come: violenza, sesso, droga eccetera. I rivenditori NON sono tenuti a seguire le regole del codice poiché la classificazione del PEGI è su base VOLONTARISTICA, cioè, il commesso può venderti qualsiasi cosa, sei tu genitore (o chiunque compri un videogioco per un bimbo) a doverti preoccupare, guardando con attenzione i simboli stampati sulla custodia, di cosa stai comprando a tuo/a figlio/a. E il genitore sa benissimo, SEMPRE, quello che compra ai suoi amati figlioletti, vero? Ovviamente no. Non sanno cosa comprano. E anche se vedono in copertina un tizio che sventra un centauro con due spade ricoperte di fiamme e sangue non dicono nulla. Del PEGI se ne sbattono (un po’ come gli avvisi sui pacchi di sigarette: dopo un po’ ci fai l’abitudine e smetti di farci caso.), è in basso a sinistra, e chi ci guarda lì?
Perché, se in TV c’è un film con il classico bollino rosso, cambiamo subito canale per evitare che il bambino veda scene non adatte alla sua età, ma al primo negozio di videogiochi in cui entriamo, compriamo qualsiasi cosa il pargoletto voglia per farlo felice, anche se ha un 18+ rosso scritto a caratteri cubitali stampato sulla copertina?
Basterebbe solo un po’ d’ informazione per capire che il videogioco, anche se violento, è solo una forma di divertimento e non istiga nessuno a comportarsi come un delinquente, un killer, uno psicopatico o varie ed eventuali. Ciò non toglie che i bambini debbano essere costantemente controllati perché “certa roba” a una “certa età”, è sempre meglio evitarla. Per questo c’é il PEGI.
La verità è, che è molto più semplice dare la colpa ad un videogioco, un oggetto inanimato, invece che accusare noi stessi del fatto che esista la violenza, la delinquenza eccetera, non è vero?
Co-discepoli, voi come reagite di fronte a certe accuse sui videogiochi? Schiumate di rabbia davanti alla grande disinformazione che attornia il mondo dei videogiochi o ci passate sopra? E secondo voi: è’ bene controllare se ciò che si compra è adatto a un bambino?