FPS si, FPS no

WTFC’è stato un tempo, sui 15 anni fa, in cui la scena del First Person Shooter era pressappoco l’opposto di quanto conosciamo oggi.

Il genere era sempre uno dei più amati e gettonati e il graduale progresso tecnologico aveva consentito l’adozione della terza dimensione e di meccaniche di gioco sempre più veloci e frenetiche.. ma pur sempre di una piattezza disarmante.

Ai miei tempi si facevano ‘rocket jump’ nella lava bollente mitragliando granate a orde di mostracci immondi” è forse una delle citazioni più frequenti che si sente pronunciare ad un veterano del Leggendario Quake del 1996, di idSoftware.

In un’epoca in cui la profondità di un titolo si misurava nelle pagine che componevano il libretto di istruzioni, la stragrande maggioranza dei primi FPS di stampo moderno si differenziava solo ed esclusivamente in alcuni dettagli.

Nella migliore tradizione filo arcade, gli sparatutto degli anni novanta ben si guardavano dall’avere una trama profonda, ricca di colpi di scena e di momenti spiazzanti: c’era da completare il livello il più velocemente possibile, scoprendo tutti i posticini segreti e facendo detonare ingenti quantità di esplosivo sulle gengive di chiunque si frapponesse fra noi e il tasto di fine livello.

Naturalmente persino Quake aveva una trama. Facoltativa, scritta in fondo al libriccino, ma il concetto c’era eccome, ed inizialmente, per quanto suoni assurdo, il gioco sarebbe dovuto nascere sotto forma di action in terza persona con elementi GDR ispirati a Dungeons & Dragons. John Romero, una delle figure di riferimento di idSoftware, decise di allontanarsi dalla compagnia proprio in seguito alla decisione di trasformare il suo concept avanguardistico in uno shooter tutto muscoli e niente cervello.

In ogni caso, Quake fu il capostipite di una famiglia di FPS che, nonostante sia decaduta in tempi decisamente brevi, sopravvive ancora oggi con giochi che corrono sul filo del trash-decerebrato come Serious Sam o Painkiller, per cui è tra le altre cose in via di sviluppo un remake completo ad opera dei polacchini di “Farm 51” e degli austriaci di Nordic Games.

Belli gli screenshot, interessante la possibilità di combattere con un mostrone alto circa 170 metri, ma onestamente non so che aspettarmi da questo titolo.

Per come sono cresciuto, nonostante apprezzi il gameplay frenetico e adrenalinico, non posso fare a meno di una storia da seguire, delle mie fasi di esplorazione e di un pochino di trama su cui fare affidamento. Il mercato di oggi a volte eccede nel senso opposto, con giochi in cui il divertimento primordiale di riempire di piombo un nemico viene sopraffatto da un tipo di gameplay eccessivamente pesante ed oppressivo, ma se la domanda fosse “ti piacerebbe tornare ai tempi in cui la storia era irrilevante e vinceva il mentecatto con le mani più cocainate del lan party” la mia risposta sarebbe “abso-fuckin-lutely no.”.

La mia esigenza di seguire un filo logico dall’inizio alla fine di un gioco mi preclude totalmente questo genere di esperienze. Quando gioco ho un viscerale bisogno di sapere cosa sto facendo e perché, e per questo motivo mi occorre ben più di una scritta in sovraimpressione che dice “UCCIDI I 200 MOSTRI SCHIFOSI TUTTI UGUALI IN MENO DI 90 SECONDI”. E che sono, un celenterato che deve allenare i riflessi? Se volevo sparare senza pensare giocavo a Point Blank.

Avendo tuttavia recentemente toccato con mano quel meraviglioso e soprendente Bulletstorm, voglio concedermi il lusso di valutare l’ipotesi di provarci con il remake di Painkiller. Non sono il tipo che si chiude in un’arena di Unreal o CounterStrike con musica trance techno dubstep a manetta e il volume del gioco al minimo, quindi voglio sperare che la modernità abbia lasciato un solco abbastanza profondo da impedire che il remake sia realizzato senza tener conto degli standard che si sono imposti in questi ultimi anni.

Voi Discepoli come vi ponete nei confronti di questo genere di Shooter? Siete d’accordo con l’idea di mantenere inalterate le buone vecchie meccaniche di gioco anni ’90, seppur aggiungendo un filino di contorno per esaltare il gusto complessivo?

Dite voi!

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  1. Per quanto sia uno che compra giochi basandosi sulla trama principalmente, non posso dire di denigrare giochi come serious sam. Si è vero, sono fps puri e semplici dove tutto quello che devi far è sparare, con una trama da film comico di serie B, alla Old school insomma, eppure un pò mi mancano i vecchi tempi in cui pensando alla parola fps ti venivano in mente unreal, counterstrike, quake e doom.
    Per cui direi che giochi del genere fanno comunque bene al mercato (e se vendono bene di certo le sh saranno d’accordo con tale affermazione), ma che non per questo dovrebbero smettere di produrre giochi con trame profonde. Rimanendo in tema”sparatutto”, ricordo il gioco the suffering, un tps che trovai divertente per il gameplay a tratti frenetico, ma che mi fece innamorare soprattutto per la storia.
    Poi diciamolo, se voglio un gioco con una trama profonda, lunga e che mi faccia riflettere sul perchè della vita mi compro un final fantasy mica painkiller :D

  2. Diciamo che esistono fps e fps, ad esempio, in Quake, Doom e TF2 cerco l’adrenalina, la velocità, mentre in altri giochi, tipo Half-Life, mi appassiono alla trama, ma pur sempre mantenendo un gameplay di qualità elevata. mentre in giochi come Arma, Crysis (i primi 3, non il secondo) e CS preferisco giocare d’astuzia.
    Quindi, per rispondere alla tua domanda, penso di no, che i brand devono rimanere invariati, sopratutto in un mercato ampio come gli fps, in quanto molte volte è proprio quella caratteristica che viene tolta che caratterizza il gioco, che può essere anche una superficialità della trama.

  3. ormai grazie a questa generazione ho imparato a mettere da parte gli FPS, difficilmente ne compro uno, vorrei tanto dei titoli immersivi e profondi come Half Life, Quake, Doom oppure Duke Nukem, gli fps che mi so piaciuti sono Duke Nukem Forever e Bulletstorm, il primo è Duke il secondo invece il fatto del Kill with Skill mi ha fatto divertire e non poco

  4. Io, nonostante sia del 96, ho passato la mia infanzia a giocare a Quake III.
    Infanzia nel senso di 10-14 anni.
    E l’ho fottutamente adorato.
    Non era importante la trama, i potenziamenti, i livelli da battere, le armi personalizzabili.
    No, non c’era bisogno di quelle stronzate.
    C’era bisogno solo di sparare i nemici più fighi della storia in alcune arene da brivido(la mia infanzia è stata segnata dalla paura abissale che avevo di giocare il livello del primo atto in cui eri da solo contro Phobos in quella villa tetra).
    Niente di più. Solo scelta dei nemici, arena, un bel CTF e via allo spara spara.
    Ora c’è Call Fottuto Duty e mi mancano quei tempi

  5. io preferisco gli FPS veloci e pieni di adrenalina,soprattutto se dotati di multiplayer competitivo. anche se ci sono titoli come bioschock e half-life che mi sono piaciuti tantissimo.

  6. Adesso che ci penso, uno sparatutto stile anni ’90 che aveva anche una buona trama era ed è ancora Timesplitters, a mio avviso il miglior sparatutto di sempre. Quando giocavo in split-screen era un cazzo di casino assurdo!

  7. invece io ricordo con tanta nostalgia a Turok 1 e 2 che ho giocato sulla fantastica nintendo64 che bei giochi

  8. Io preferisco giochi dove c’è una trama da seguire e nn dove l’unica cosa da fare è spare tonnellate di pallottole addosso a della gente

  9. Ma per piacere se devono finire COME MEDAL OF HONOR, che è diventato un fottuto COD, allora preferisco l’1 e il 2 Per play 1 che rimangono dei gioconi e con uno spessore pazzesco.

    Quelli si cheerano sparatutto e sia le musiche che le ambientazioni erano coinvolgenti e ti facevano davvero immergere nella storia, e ti facevano pure usare strategia.

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