In questi ultimi tempi, abbiamo avuto spesso da parlare dello “stile” giapponese nei videogiochi, argomento messo bene in evidenza dal recente successo dello “smodato” action Bayotetta. E non è che uno dei tanti esempi, possiamo citare una miriade di titoli in cui la provenienza dal paese del Sol Levante è più che evidente. Diciamoci la verità, se prendessimo due giochi sullo stesso argomento e li facessimo sviluppare uno in America del Nord e uno in Giappone, la differenza salterebbe subito agli occhi, permettendoci di distinguerli immediatamente. Ma di cosa parliamo, sostanzialmente?
Il Giappone è un luogo atipico e meraviglioso. Patria della tecnologia, dell’automobile compatta, dei ninja.. un vero e proprio bacino di storia ed eventi che hanno cambiato il modo di pensare di tutto il mondo.
Il Giappone è nondimeno la patria dei manga e degli anime, due veri fenomeni di costume che a partire dagli anni ’80 hanno fatto irruzione in Europa e nel resto del mondo. Cos’è che appunto contraddistingue un cartone animato giapponese?
Ogni Anime (derivato dalla parola Animation) è in se una piccola opera d’arte. Dagli anni ’60 ad oggi ne sono stati realizzati un numero impressionante, con una produzione simile al concetto di telenovela appartenente alla cultura europea. Come per i manga, l’attenzione è tutta spostata al comparto visivo, con stili di rappresentazione molto diversi che possono variare dal personaggio semi deforme con occhi e bocca giganteschi al disegno quasi fotorealistico, ma tutti in qualche modo legati a forme d’arte conosciute prevalente nel teatro o nel dipinto tipico giapponese.
Lo stile visuale è un qualcosa di unico. Le movenze, le capacità, le responsabilità e le abilità del personaggio sono quasi sempre portate all’estremo, dando luogo ad un concetto di “figo” abbastanza diverso da quello profondamente radicato nel costume italiano o europeo. Tuttavia, c’è sempre un qualcosa di “figo”, ad esempio i pugni alla velocità della luce di Ken Shiro, le dimensioni spropositate di Mazinga Z, le incredibili capacità degli EVANGELION e la disperata determinazione di Goku.
Inevitabile che ciò arrivasse ad emergere nei videogiochi.
Ecco quindi che ci troviamo di fronte ai nostri millemila giochi JAP. Prendiamo ad esempio proprio Bayotetta: essa è una strega più bona di Charlize Theron, si veste dei propri chilometrici capelli allungabili a piacimento, fronteggia fiori volanti assassini e clown malvagi volteggiando su una torre orologiaria in caduta libera con delle .44 Magnum rosa nei tacchi delle scarpe. Che altro dovrei dire?
Però non a tutti può piacere tutto ciò, c’è chi effettivamente può storcere il naso di fronte a tanta abbondanza di “fighezza”, che prende presto il nome di “tamarraggine”.
Ecco quindi che il gioco JAP suscita facili antipatie: è troppo tamarro, è troppo estremizzato, è troppo assurdo.. pareri negativi spesso condivisibili. Perfino il sacro MGS4 non è esente da un tale giudizio: i Metal Gear sono mezzi tecnologici e mezzi di ciccia, c’hanno i tentacoli, c’hanno i laser, muggiscono.. poi Raiden è un ninja con la spada rovente che combatte coi pugnali conficcati nei piedi, ferma un transatlantico con la schiena spiaccicandosi su una banchina di cemento armato dopo essersi amputato un braccio e non muore.. insomma, non si può dare torto a chi lo ritiene troppo.
Io stesso non digerisco i vari Final Fantasy proprio a causa del loro stile, mi piaceva giusto un pochino l’ottavo capitolo che per tanti rappresenta la morte della saga..
Voi come siete messi a riguardo?