La paura del diverso

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Qualche sera fa decido di andare al ristorante con mia moglie.Serata tranquilla, temperatura primaverile.
“Marco andiamo a piedi visto che non è lontanissimo? Così facciamo pure due passi e smaltiamo l’abbuffata”.

Traduzione “Muoviti il culo, ciccione demmerda. Pensi solo a mangiare”.

“Sì tesoro, mi sembra un’ottima idea…” Rosikando per il fatto che la camminata avrebbe rubato tempo alla mia sessione serale di Bravely Default.
Ma si sa… una volta sposati…

– Erica se stai leggendo l’articolo, sto scherzando –
Gocce di sudore imperlano la mia fronte…

Ristorante.
Cena goduta.
Pagato poco. Si gode ancora di più.
Così come si è andati al ristorante a piedi, si torna a casa a piedi.
Sono circa le 22, notte fonda per due over 30.

Il problema nasce dal fatto che il ristorante non è nel centro di Cremona e per raggiungerlo (e per tornare a casa quindi) si passa da vie non propriamente illuminate, zone ad alto pericolo, quartieri malfamati, droga, crimini… il Bronx di Cremona, nonostante che a Cremona avvengano meno omicidi rispetto a Città del Vaticano.
Grande idea quindi passarci a piedi.

Ed infatti….

Mentre parlavamo di qualcosa che nemmeno ricordo, ecco tintinnare il mio senso di ragno.
Avete tutti presente quella sensazione nella spina dorsale? Quella che automaticamente vi aguzza i sensi e contemporaneamente vi serra ermeticamente le chiappe? Esatto. Quella.

Davanti a noi, a circa una decina di metri, ci vengono incontro 4 ragazzi.
Memore di ciò che successe un paio di anni fa (link per chi si fosse dimenticato), speravo in un epilogo egualmente divertente.
Ma capii subito che questa non era la stessa situazione.

I quattro si vede subito che sono rumeni.
Ma più che vedere, SENTO che sono rumeni.
Perchè parlano in rumeno…

Uno sui 15 anni, due sui 20, l’altro un po’ più grande. Quasi 30.
Quelle classiche facce che noi, da contadini provincialotti e xenofobi, definiremmo come “Chel lè l’è bon apèna per andàa in galera” – trad. “Ciò che può fare quello nella vita quello lì è finire in carcere”.

I tizi ci puntano.
La Erica, ingenua come sempre, manco ci bada e va avanti a parlare. Io invece sì.
Si avvicinano non come semplici passanti che ti passeranno di fianco, ma vengono verso di noi.
Siamo morti” ho pensato.
“Non vedrò mai la fine di Bravely Default”.

Anche la Erica se ne rende conto quando sono a non più di due metri e smette di parlare perchè capisce che ‘sti qua vogliono qualcosa. Io ho anche in mano l’iPhone. Perfetto, potranno fottermelo e fare scherzi telefonici a Viperfritz.

Si mettono attorno a noi bloccandoci la strada.
Se non avessi avuto il senso di ragno attivo al 100%, che come detto poc’anzi mi serra automaticamente lo sfintere, credo che avrei sentito del liquame caldo all’altezza delle caviglie.

Io li guardo. Loro ci guardano.
Loro vedono il terrore nei miei – forse nostri – occhi.

Parla uno dei due ventenni, con un italiano perfetto leggermente ibridato da un accento dell’est Europa.
“Scusate per il disturbo… Ma tu sei Farenz?

“Sì?”

“Ti abbiamo incontrato finalmente qua a Cremona.”
“Sì?” –> domanda idiota posta con un’espressione certa di colui che sta per ricevere una coltellata.
“seguiamo sempre i tuoi video e ti volevamo chiedere se possiamo fare una foto insieme”.

Lo sfintere si è rilassato e con sorpresa non è uscito nulla.

Facciamo la foto. Ci salutiamo e ci auguriamo buona serata reciprocamente.E per due minuti non parlo più con mia moglie.

Non parlo perchè penso.
Quanto abbiamo paura del prossimo?
Quanto paura del prossimo è giustificata da ciò che sentiamo in giro, dalle esperienze di amici e parenti, da ciò che vediamo alla tele?
Io e mugliera siamo stati fortunati?
Si è trattato di un caso su mille oppure è la nostra mentalità ad essere tarata male?

Suppongo che ognuno di noi si sia trovato in situazioni di presunto pericolo, finite poi in un nonnulla, ma vorrei capire da voi a che livello è tarata la vostra “asticella della paura” e come vi comportate in episodi analoghi.

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Prova a cercare ancora!

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80 Più commentati

  1. Una volta stavo tornando verso l’una di notte a casa ed 2 ragazzi percorrevano la strada davanti a me.. ho poco a poco aumentavo il passo perché ero in ritardo e sapevo che mio padre mi aspettava al varco ma notai che anche i due pischelli avevano accelerato.. Non diedi peso alla cosa e appena giunto ad un bivio di casa i due compagni girarono frettolosamente la strada a destra mentre io proseguii dritto per raggiungere casa; non so per quale motivo sentii di girarmi per guardarmi le spalle e vidì chiaramente i 2 tipi osservarmi da lontano… Non mi sono mai sentito così a disagio e pericoloso in vita mia :D

    Se ho attirato la tua attenzione Farenz, dimmi perchè hai cancellato gli articoli del Dottore D:?

  2. Brutti scherzi fa la TV alla mente eh? (rif.: vari TG, ecc.)
    Ma brutti scherzi fa anche un mondo occidentale che volendo predominare sul mondo, “veste” i poveri come nemici, condanna gli ultimi nei ghetti e nella notte, illude i popoli del terzo mondo e poi ne annichilisce le speranze.

  3. Purtroppo arrivo tardi ed a fine commenti ma, fatalita’, hai pienamente espresso un concetto che parallelamente mi stava picchiando in testa.
    A me e’ successo qualcosa di -apparentemente- completamente diverso.

    Ho avuto dei brutti sintomi fisici e, non conoscendo nessuno che li avesse avuti prima, ho da subito pensato al peggio. Cadendo in uno stato di semi-terrore.

    Perche’ allora mi ricollego alle paure dell articolo?

    Semplice, perche’ alla base di quasi ogni paura c’e’ l’ignoranza. Ma intesa col significato piu’ innocente e veritiero del termine. Non che voglia auto-offendermi o darti del “mona”.
    Alcune situazioni possono degenerare solamente per preconcetti o troppi giri di pensieri anche se, nel tuo caso come nel mio, non potevamo neanche restare indifferenti a queste situazioni.

    Pero’ a volte un po’ di fiducia non farebbe mai male, sebbene inteso che ignoranti lo saremo sempre nei confronti di tutto quel che non conosciamo.

    Sperando che i miei esami siano davvero tranquillizzanti e che questa combriccola di ragazzotti non sia in realta’ la nuova banda internazionale di ocean, auguro a tutti una buona giornata nel segno del love n peace!

  4. Vi vorrei porre l’esempio di quello che è successo a me personalmente.
    Ieri. mentre ero a passeggio con il cane nel parco dietro casa e, come sono arrivato, ho trovato circa una decina di ragazzi; erano pelati, un po’ muscolosi, bevevano birra e fumavano (attenzione! qui è vietato dalla legge bere in pubblico). Mentre li guardavo, noto una mamma con una bambina non molto lontana da loro. In quel frangente la mia mente è partita e ho iniziato a pensare “ecco, 10 ragazzi che probabilmente cercano rogne. C’è anche quella donna lì, se succede qualcosa sarò costretto ad agire e contro 10 di sicuro non ce la posso fare. cosa posso fare?”. Notare che io intanto mi avvicinavo a loro. Arrivato al punto in cui devo svoltare per portare il cane nel punto in cui la lascio libera (che coincideva con il posto in cui c’erano questi ragazzi) ho notato che avevano dei secchi e dei rulli e del colore bianco. Cosa stavano facendo? stavano ridipingendo i muri dei garage su cui c’erano delle scritte.

    Mi sono sentito, perdonate la parola, uno stronzo ad aver pregiudicato quei ragazzi. Il dubbio è arrivato subito: “perché ho pensato così male di questi ragazzi?”

    Oggi, mentre ero a lavoro, ho esposto la cosa a dei miei colleghi e ho potuto riassumere dai loro discorsi due opinioni: “o non ti interessi del tutto e prosegui” o “lo avrei fatto anche io perché comunque non mi sento sempre sicuro/a se vedo un gruppetto di ragazzi così, anche se poi non vogliono fare nulla”.

    Ho appreso anche che in questo ultimo periodo ci sono dei gruppi in giro che, coi loro soldi, stanno risistemando, per quanto gli è possibile, i muri della città perché si sono stufati di vedere la LORO città conciata così.

    Ritornato a casa, ho preso il cane e sono andato di nuovo al parchetto e mi sono ritrovato quei ragazzi. Ho detto “devo a loro molto, ma cosa posso fare per loro?”. Beh ho pensato al giorno prima e stavano fumando. Prendo il pacchetto di sigarette e offro a tutti una sigaretta (alcune anche due, non importa). Ho spiegato il motivo del mio gesto “siete grandi, grazie per quello che state facendo”. La loro risposta? “Sei un grande, grazie che riconosci il nostro lavoro. Hai fatto un grande gesto.”.

    Ecco il quesito: “come posso, io, essere considerato un ‘grande’ e di aver compiuto un ‘grande gesto’ in confronto a quello che loro stanno facendo per tutti, rimettendoci di tasca loro?”

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