È passato più di un anno dal rilascio di Flower su PSN, un gioco che è passato alla storia con la sua capacità di divertire, intrattenere e gratificare il giocatore con un’esperienza quasi artistica.
L’uomo dietro al titolo, Jenova Chen, ha presentato pochi giorni fa quello che sarà il nuovo videogioco portabandiera della sua compagnia di 9 persone (i thatgamecompany), Journey.
Riuscirà il gioco a dimostrarsi altrettanto innovativo ed esperienziale del suo predecessore?
La prerogativa di thatgamecompany nel realizzare un titolo viene identificata con l’acronimo AAA (che sta per Astratto, Artistico e Accessibile), e il nostro caro Chen ha affermato che Journey non fa assolutamente eccezione. Il gioco ruota attorno ad un pugno di temi chiave: da una parte il senso di meraviglia e stupore, dall’altra il senso del “piccolo”, che Jenova ha spiegato di aver compreso durante l’incontro con un pilota dello Space Shuttle, il quale gli raccontò di come ogni scienziato che sia stato sulla luna sia poi tornato a casa profondamente religioso a causa del forte impatto emotivo causato dal vedersi così piccoli nell’immensa vastità dell’universo.
Con questi propositi, Journey inizia con il nostro corrispettivo all’interno del gioco appena destatosi in mezzo al deserto, senza la benché minima idea di perché o percome ci si trovi li. Una immensa montagna con una luce alla cima si staglia all’orizzonte, e lo scopo del gioco sarà raggiungerla attraversando ambienti desolati e misteriosi.
Dopo la demo dell’E3 il gioco è stato definito stupendo e completamente incentrato sul tema del fluire: la sabbia scorre, la tunica del personaggio scorre e numerosi pezzetti di stoffa svulazzano intorno alla zona. La musica composta è da bellissimi brani strumentali, decisamente appropriati per l’ambiente alieno e distopico. Da qualunque punto del mondo vedremo sempre il nostro obbiettivo, la montagna gigante in lontananza, e per attraversare la mappa sarà necessario risolvere alcuni enigmi, senza che il gioco non ci da nessuna indicazione in merito. Esplorare è la chiave, e vagando per il vasto ambiente avremo da attivare interruttori nascosti e scoprire aree segrete che potranno rivelare parti della trama.
Il gioco si gioca solo con l’analogico sinistro e due pulsanti: la levetta muove il personaggio mentre i due pulsanti sono utilizzati per il salto e canto (che ignoro a cosa serva), mentre l’inquadratura è insolitamente controllata con il movimento del SIXAXIS piuttosto che con lo stick destra. E ci sarà il multiplayer, sempre reinventato da quel geniaccio di Chen.
Secondo il creatore del gioco, molti giochi in multiplayer dotano i giocatori di fuciloni, li mettono in comunicazione tramite auricolari e li spediscono contro orde di nemici ben più pippe di loro. Journey invece sarà incentrato sul concetto di due piccole persone che si incontrano in un mondo sconfinato, senza comunicazione vocale. Addirittura Chen dice che il gioco andrebbe giocato esclusivamente in multiplayer, avendo così la costante possibilità di incontrare altre persone ed eventualmente decidere se proseguire il viaggio con essi o lasciarli perdere.
Indubbiamente ci sono le premesse per un titolo molto molto interessante, una vera e propria esperienza onirica e rilassante ottima per staccare un po’ dai soliti demoni urlanti armati di roncola. Ci farete un pensierino? Io si!