Non si parla di videogiochi.

Questo è un articolo serio, che esula totalmente dal discorso videogiochi.
Il primo che si lamenta di ciò, si ritenga automaticamente mandato a fare in culo dal sottoscritto.

Ormai l’Angolo è la mia seconda casa e mi fa piacere scrivere anche un po’ di cazzi miei.
Non cose intime o personali, ma riflessioni riguardo qualcosa che comunque coinvolge (o non coinvolge) chiunque di noi.

Tutto è nato da un concetto che ho partorito e postato pochi minuti fa.

“Mi devo sentir in colpa per non provare compassione per una persona che muore praticando un’attività pericolosa a livelli inverosimili e soprattutto pagata milioni di euro per farla?”

Ovviamente sapete tutti a cosa mi stia riferendo.

I commenti a questa mia frase provocatoria sono stati molti, e soprattutto molto variegati.
C’è chi mi diceva semplicemente “no”.
C’è chi mi diceva “sì”.

Ma diversi ragazzi si sono rivelati essere delle persone che mi incutono paura.

Ormai siamo giunti ad un periodo sociale in cui dire “io la penso così, se tu non lo fai sei un coglione” è molto semplice.
Molto probabilmente grazie anche alla presenza di una tastiera e di centinaia di km tra un utente e l’altro.

Ciò, come dicevo mi incute paura.

Prendiamo il caso di Tomizawa.

Io ho scritto semplicemente “mi devo sentire in colpa se non provo compassione per una persona deceduta facendo un qualche cosa di pericolosissimo?”

Ho per caso scritto “Chi non la pensa come me è un coglione!!!?
“Chi piange il pilota è un ipocrita!” “Chi lo piange è un perbenista di merda”?

No, niente di tutto ciò.
Non sono il Padre Eterno e non mi ritengo (ancora) in possesso delle facoltà per decidere ciò che sia giusto fare e cosa no.

Tuttavia gente inorridita da questo post e dal mio pensiero eccessivamente personale mi ha attaccato come fossi un cane rognoso.
Gente che naturalmente motivava il fatto che va provata compassione a prescindere.

Ma perchè?

Perchè era un eroe di 19 anni che è morto per il proprio sogno.

Adesso non ci sto.
Mi sta bene tutto.
Mi sta bene anche prendermi degli insulti perchè non mi strappo le vesti sulla tomba del pilota giapponese.
Mi stanno bene anche frasi piene di significato come “se non ami la moto non puoi capire”.

Ma sentire parlare di eroicità di fronte ad un pilota di motociclismo inorridisco.

Un eroe? Perchè?
Un eroe chi è? Una persona che dà la vita per un ideale? Benissimo.
E allora se l’ideale di una persona è compiere un giro di una pista di Misano nel minor tempo possibile (…), deve diventare anche mio ideale e perciò devo considerarlo eroe?

Mmmm… non credo proprio.

Senza star qui a dilungarmi troppo sulle motivazioni più o meno discutibili da parte mia su cosa o chi debba essere considerato eroe, mi chiedo “Ma dove è finita la libertà di pensiero?”

Ripeto: quando leggo queste cose mi vengono i brividi.
A volte capita anche a me qua sull’Angolo di leggere frasi che ritengo boiate, e magari sono il primo a far notare queste cose.
Però quando in ballo ci sono argomenti di entità leggermente superiore ai videogiochi, come vita, morte, eroicità, mi rendo conto che la situazione non cambia poi di molto rispetto a quando ci si insulta per “Ps3 meglio di 360”.

Tutto ciò è molto triste.
Specie se si parla di eroi della Moto2… quando in Guatemala stanotte 42 soccorritori sono morti per salvare un centinaio di passeggeri su un autobus intrappolato in una frana.

Non volete piangere i 42 morti in Guatemala? Benissimo. Non è affar mio.
Ma permettetemi di storcere il naso quando leggo le parole “eroe” e “pilota” all’interno della stessa frase.

Prova a cercare ancora!

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