Posso entrare?

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Questa è la storia… di uno di noi.
É la storia potenzialmente di ognuno di noi.
Perché l’episodio che mi è capitato alcune sere fa è sicuramente successo anche a te che stai leggendo ora o magari a tuo fratello, ad un tuo amico, al tuo partner… a chiunque in sostanza.

O perlomeno a chiunque abbia amato, anche solo per pochi anni, le sale giochi.
Magari quando già avevano preso una brutta piega.
Magari quando già si erano trasformate nel triste ricordo di ciò che furono anche solo 8-10 anni prima.

Ma partiamo con ordine.
Sabato sera mi preparo.
Water, bidet, doccia. Non necessariamente in quest’ordine.
Prendo su tutte le cose che mi servono: chiavi dell’auto, chiavi di casa, cellulare, portafogli e moglie.

Direzione?
La ridente Antegnate, sul confine tra la provincia di Bergamo e di Cremona, paese in cui vive un mio amico con morosa, con cui ahimè mi vedo un po’ troppo raramente (con l’amico, non con la sua morosa).
Si era già deciso di andare a mangiare ad un all you can eat Jappo, formula che ormai ritengo obbligatoria anche nel momento dell’eucarestia.

Visto che siamo due coppie di baldi giovani, finiamo di mangiare e ci guardiamo negli occhi…
Siamo un po’ stanchi, qualcuno al sabato ha lavorato, qualcuno ha fatto una live per raccogliere un maledetto glitch in AC Syndicate… insomma, ad ognuno il suo.
Cominciano già anche i primi sbadigli, l’ora comincia ad essere tarda.

Guardiamo gli orologi, e son ben le nove e un quarto.
Merda, mi serve un qualcosa per tirarmi su.
Un uomo sulla strada dei 34 anni cosa assume per tirarsi su? Cocaina? Banale.

Beviamo un bel caffè caldo ed insieme si decide di darci una botta di vita non indifferente.
Partitone a bowling, nell’altrettanto ridente Cavernago.

Dopo un’esaltante partita mutiplayer competitiva “tutti contro tutti”, in cui tristemente giungo terzo, decido di appendere la boccia al chiodo e di fare un giro per il locale.
Tra musi gialli, bianchi, beige e chocolate, il bowling di Cavernago sembra una piccola New York.

Una piccola New York che, nonostante il mio non troppo entusiasmo per questo meltin’ pot adolescenziale, condito da mezze maniche e sudore ormonale nonostante fuori ci fossero -2°, mi guardo attorno e do un’occhiata ai cabinati residui degli anni ’90, rimasti in quel bowling in maniera quasi ingloriosa.

Sì, perché tra una di quelle postazioni touchscreen con cui giochi “alle differenze” o “al Trivial Pursuit”, un calcio-balilla e una stronzata-spara-ticket con cui non porterai mai a casa un cazzo, noto una schiera di coin-op che fanno nascere in me un’irrefrenabile voglia di coccolarli. Di portarmeli a casa tutti e di raccogliere la loro cacchina con la paletta.

I soliti cabinati del NEO-GEO, di House of the Dead, il cabinato di Ferrari 355 Challenge, con le sue due auto per permettere scontri 1 VS. 1 e bestemmie altrettanto competitive.
Scorgo addirittura un clone del Tetris di Sega, mai visto in vita mia.

E poi c’è Time Crisis.
Time Crisis II, per la precisione.

Time Crisis II è un gioco molto particolare per me.
Dal punto di vista prestazionale, è forse uno dei pochi giochi (se non l’unico) che tuttora riesco ad iniziare e finire con un solo gettone (anzi 2, visto che vedo la scritta “CREDITS 0/2” sul monitor).
Poi fu un protagonista di uno dei miei primi video di tanti anni fa, quindi a maggior ragione la mia stima per lui aumenta anche dal punto di vista emotivo.
Si tratta in poche parole di uno di quei cabinati a cui non riesco a non giocare in quelle ormai extramegararissime occasioni in cui mi capita di toccare ancora con mano un cabinato vero e proprio.

Il cabinato non è libero però.
Ci sta giocando un ragazzo sui 18-20 anni.
Fa un caldo del signore ma ‘sto bigolo sta giocando con su la giacca e addirittura il cappuccio in testa.
Il perché lo sa il Signore. Ennesimo segno del mio sempre più difficile punto di contatto coi giovani di oggi.

Come sapete tutti, il cabinato è per due giocatori.
Lui sta giocando sulla pistola azzurra di destra, lasciando libera quella rosa di sinistra. La mia preferita. E non fate battute sceme.

“Posso entrare?”

Queste due parole mi sono uscite dalla bocca quasi in maniera incontrollabile.
“Sì sì, vieni pure”, con accento bergamasco abbastanza marcato.

Ed eccomi lì.
Mentre gioco quasi ad occhi chiusi per l’ennesima volta a Time Crisis 2, mi rendo conto che sono passati almeno 15 anni da quando ho giocato “in doppio” con un’altra persona.
E forse per la prima volta in vita mia, a causa della mia innata timidezza in età adolescenziale, gioco con uno sconosciuto. E ci faccio pure due chiacchiere.

Parliamo di quanto il gioco faccia cagare tecnicamente rispetto ai giochi di oggi, ma come comunque sia godibile e divertente, facendomi sentire allo stesso tempo vecchissimo ma anche uno “della cumpa”, ed orgoglioso di essere tuttora un videogiocatore.

Un videogiocatore che grazie ai videogiochi è riuscito ad entrare in contatto con un’altra persona e a scambiare una ventina di minuti assieme divertenti e scambiandosi parere.

Chi l’avrebbe mai detto.
A voi è mai capitata una situazione del genere?
Avete mai ringraziato i videogiochi per avervi permesso di poter sentirvi “saggi” quantomeno in questo settore?
Avete mai conosciuto persone nuove grazie ai videogiochi, senza i quali non avreste mai potuto sbloccarvi dalla vostra timidezza?

A me no, non è mai capitato.
Perché ciò che vi ho raccontato è frutto della mia fantasia.
Quando ho visto il cabinato di Time Crisis 2 occupato dal ragazzo diciottenne col pastrano ed il cappuccio in testa mi è venuto voglia di prenderlo a schiaffi.

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Prova a cercare ancora!

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34 Più commentati

  1. Ahahaha il finale mi ha fatto morire. Comunque mi hai fatto tornare in mente un altro rituale da sala giochi, ovvero la folla di che si creava intorno al cabinato mentre giocava ad un determinato titolo il giocatore più skillato della sala giochi. Per dire quello che finiva il double dragon con un gettone, ed in quei momenti il fenomeno in questione diventava una specie di guro dalle cui labbra pendevamo noi tutti esserini dal pube glabbro. Ebbene anche io una volta sono stato uno di questi loschi figuri, ma con un gioco di merda però: Battle K Road. Bei tempi.

  2. La mia esperienza di “sblocco della timidezza” non riguarda le sale giochi, ma il Game Boy. Scuole medie, amico di classe con la console nuova fiammante e tutti ma proprio tutti intorno a lui a guardarlo giocare. Mi intrufolo tra i compagni e chiedo di poter provare. Ve lo immaginate? grasse risate a schernirmi e prendermi per il culo. Ciò nonostante me lo fece provare per sfida, nella sua testa per farmi fare una gran bella figura ma la figura la fece lui: record frantumato. Lui non sapere che a casa avevo lo stesso titolo per NES. Ah giusto il gioco: Tetris
    I miei genitori mai comprato il Game Boy ma durate l’intervallo grandi partite!!

  3. “Si gioca con le mani? Ma è una roba da bambini!” (cit.)

  4. Curioso questo articolo, mi ha fatto rimembrare un antico episodio, accadutomi 24 anni fa. Ero solo un bimbo di 10 anni, e nelle sale giochi era appena arrivato Street Fighter 2. Che dire? Beh, il gioco ebbe un successo senza precedenti e anche nel buco malfamato da me frequentato interminabile era la fila davanti al cabinato. Beccattevi sta rima. Ovviamente i bulletti di 15/16/17/+ anni avevano praticamente il monopolio del tanto desiderato coin op e noi bimbetti non potevamo far altro che stare ai lati a guardare, con occhi sognanti e la mano che a volte, quando finivamo in trance estatica osservando quegli enormi fantastici sprite, andava ad inzupparsi nel posacenere posto ai lati dello stick e dei tasti. Devo dire che in quelle sale giochi ho fumato passivamente molto più di quanto abbia fatto poi attivamente dai 20 ai 30 anni. Tornando a noi: non v’era modo di poter giocare a SF2 con quei bulli tra le palle, a meno che non volessi infilare una moneta da 200 lire e dire con timore reverenziale: “posso entrare?” . Diventare il New Challanger in doppio con un bulletto adolescente dei primi anni ’90 era ovviamente un suicidio. Quegli stronzetti classe 197X erano troppo forti, passavano la vita davanti a quel fottuto cabinato, per cui investire le sudate monetine era controproducente. Ma un giorno, nella sala giochi che frequentavo, arrivò lei: una ragazza (bambina?) Koreana, bellissima e… fortissima. Parlava l’italiano molto bene, e credo fosse nata in Italia, ad ogni modo era una maga di SF2. “Entrava”in partita e spaccava il culo a tutti i bulletti , prendendo in breve tempo possesso del cabinato (nessuno osava piu’ sfidarla per non “buttare soldi” e nessun bulletto osava picchiarla essendo una femmina). L’evento curioso di tutta questa vicenda fu che mi prese in simpatia. Non so, forse un bimbetto timido che non osava fiatare ma che guardava con occhi luccicanti il picchiaduro capcomiano aveva la sua attrativa, sta di fatto che ogni volta che conquistava il cabinato, mi liberava la postazione e lasciava giocare me (tanto lei s’era già fatta ore in cui massacrava i bulletti in doppio). Mi insegnò un sacco di cose. Come fare l’hadouken, il sonic boom, il punto debole di Zangief (bastava saltare da fermi e colpirlo in testa ogni volta che si avvicinava), le combo più efficaci etc… Nel giro di una settimana diventammo amici, ma solo alla fine ebbi il coraggio di chiederle: “come ti chiami?” E lei: “Vittorio”.

  5. Epica storia Omega.
    I miei ricordi delle sale giochi sono molto appannati, le ricordo piene di fumo e di personaggi poco raccomandabili.
    Ma le migliori erano le sale giochi delle località marine dove passavo serate intere a farmi depredare le mancette,
    in particolare ricordo il cabinato di Star Wars con la grafica verde fluo e per me era una figata assurda XD

  6. Bella Farenzo! Articolo bellissimo, il finale è un vero colpo di scena stile Quentin Tarantino ahahahahahahah! Comunque, in realtà si, grazie ai videogiochi ho fatto un sacco di conoscenze: Fin da piccolo son visto come un guru dell’arte videoludica, vero punto di riferimento e, non di rado, mi ritrovo a parlare di videogiochi con sconosciuti anche grazie al mio lavoro locato nel reparto telefonia di centri commerciali come Mediaworld prima e Mondadori dopo, quindi a stretto contatto con tecnologia e affini. Talvolta do’ consigli su che regalo fare a genitori per i figli: “signora compri Zelda majora’s mask, si fidi! Suo figlio lo adorerà!”. Provo a convincere le nuove generazioni che videogioco non è sinonimo SOLO di Cod o FIFA, ma che esiste la possibilità di scegliere, di giochi fatti per insegnare anche qualcosa e con lo scopo unico di divertirsi e non di farti competere con sconosciuti… Si in pratica provo a convertire le nuove generazioni e far provare loro giochi decenti. Il media videoludico poi mi ha dato la possibilità di conoscere te farenz, i padrini, il forum su cui poter esprimere delle opinioni in merito, i discepoli che, tra l’altro, mi hanno aggiunto in massa dopo aver lasciato il mio id PlayStation (Giustiziere13), e mi hanno anche dato la possibilità di cementare amicizie di gioventù grazie ai vari GTA san andreas o silent Hill 2 (brrrrrividi ma in due ci si diverte un sacco, altro che la figa… No OK cazzata, la figa è la figa ahahahahah). Ha cementato poi anche i rapporti con le varie ragazze grazie a titoli sul Wii come appunto house of The dead o resident Evil chronicles, il controller che diventa pistola e via! Senza dimenticare i vari seratoni su Mario kart in multiplayer locale, o gli scambi di Pokémon clandestini ai tempi delle elementari… In realtà ogni mio bel ricordo ha come pretesto di esistere il videogioco. Ma poi farenz, sul finale dici che non ti è mai capitato di superare barriere di timidezza e di intraprendere discorsi sui videogiochi con sconosciuti…. Eppure grazie ai videogiochi hai iniziato a fare video, e il tuo pubblico sono prevalentemente sconosciuti. Fare video son sicuro ti sia costato superare un imbarazzo, quantomeno iniziale, e grazie poi a quei video hai creato tutto questo, e ogni giorno sei in contatto con sconosciuti per parlare della nostra passione. Ecco, magari il contatto non è diretto, però poi sempre ai video partecipi a fiere e questo contatto all’improvviso entra nella terza dimensione e… Quindi si farenz, grazie ai videogiochi hai superato l’imbarazzo e ti sei messo in contatto con sconosciuti con cui parlare del più e del meno. E hai superato anche la barriera generazionale che nella realtà magari ancora ti blocca: l’angolo è pieno di giovani, io stesso ho appena fatto i 25 anni, e si giro sempre bardato col cappuccio :)

  7. A me è capitato un “abbordaggio” di questo genere da parte di un’altro ragazzo, è successo anni in una sala giochi al mare. Stavo giocando a un cabinato sempre del genere “sparatutto su binari”, non mi ricordo come si chiamava il gioco, era quello su cui hai dei mitragliatori enormi e sei a bordo di un elicottero e spari ha dei “robot”.

    Non mi ha chiesto neanche se poteva entrare in partita, ha infilato il gettone e si e messo a giocare con me senza dire niente… e dentro di me pensavo “guarda questo stronzo”.

    Quindi no, giocare con altre persone non ha aiutato a conoscere gente nuova, in compenso grazie ai videogiocatori ho imparato più velocemente a mandare a “cagare la gente”, va bene lo stesso? XD

  8. Farenz non ho capito se l’ultima parte dell’articolo è vera oppure no.
    Col tizio che giocava a Tim Crisis 2, c’hai giocato e parlato, oppure hai aspettato il tuo turno e ti è venuta la voglia di prenderlo a schiaffi?? XD

    La mia prima esperienza nella sale giochi risale alla fine degli anni 80….88-89….
    Mio fratello aveva pochi mesi, io giocavo con i gettoni VERI, mio fratello non capiva e credeva di giocare sul serio XD
    All’epoca ricordo Street Fighter 2 sopratutto, il cabinato dove la difficoltà era impostata su “normale”, c’erano schiere di giocatori davvero infinite…quello dove la CPU era fortissima non c’era manco l’ombra di un tizio…….
    Si creavano sfide bellissime e alcuni ricordi sono impressi nella mia mente anche se sono passati 25 anni più o meno…..
    C’era un gioco difficilissimo…..non ricordo il titolo onestamente, ma per terminarlo, contribuirono forse tutti i bambini del paese, alla fine mettemmo forse 30-40 gettoni in totale, ma riuscimmo a finire il gioco e a sconfiggere il boss finale.
    Un’altro ricordo (non mi prendete x il culo)….avevo 3-4 anni….stavo davanti a un gioco, che davvero mi piaceva, ero discretamente bravo, ma un bisogno di prima…anzi, seconda necessità si stava facendo sentire….la pausa non era contemplata, quando all’improvviso…mi piscio addosso…..alla fine abbandono e papà mi porta a casa a farmi la doccia e cambiarmi :DDD

    Se i videogiochi sono serviti a sbloccare la mia timidezza?
    Io credo che uno timido ci nasce e alla fine ci campa e ci muore anche.
    Sono una persona di indole un pò timida, non potrei fare video sul tubo sicuramente, ma i videogiochi sicuramente hanno contribuito a farmi fare amicizie o quantomeno a scambiare chiacchiere col giocatore di turno…sopratutto nell’epoca in cui le sale giochi erano molto popolari….e anche nella scorsa gen, ero molto attivo e con alcune persone ci siamo visti anche dal vivo, oltre che giocare online.

    A giorni dovrebbe arrivarmi il pad elite e credo proprio tornerò a far parte di qualche clan….magari di halo 5, gears of war o COD.

    Diciamo che anch’io ho un pò di difficoltà ad avvicinarmi ad un pubblico giovane…..nel senso che purtroppo i videogiocatori che hanno una fascia di età di almeno 10 anni più bassa della mia, fanno confusione tra un COD e Fallout….e prendono la playstation come la gente prende l’iphone (indipendentemente dal valore che gli si possa dare) per questioni di “moda”, non per ragioni personali diciamo.

    Il mio ultimissimo ricordo legato alle sale giochi, risale a questa estate, c’è un parco giochi, non lontano da casa mia, dove ci sono credo, almeno 20-25 cabinati, una sera andati con un mio amico, e credo di aver speso non meno di 8-10 euro in gettoni, passammo una serata in allegria, anche se la media dei videogiocatori al mio fianco, era credo intorno agli 8 anni :D
    Saluti: il figlio di aziz.

  9. per la serie “cose da fare nella vita” ho sfidato un giapponese a Tekken (era Tekken Tag Tournament 2) a Akihabara in Giappone. Lui gentilissimo, mentre giocava da solo, mi sorride, e accetta di essere sfidato. Poi mi fa il culo. Momento altissimo.

  10. Una roba del genere mi successe nel luglio del 2000, avevo nemmeno 12 anni e tutto il mio mondo ruotava attorno all’imminente trasformazione di Goku in Super Sayan per la prima volta in Italia. Ero in vacanza sul Lago di Garda, in un campeggio, e nell’area “relax” strapiena di turisti da ogni parte del mondo c’era il cabinato di un gioco di cui non ricordo il nome, con la doppia postazione per la pistola e una serie di mini-giochi sfida da completare. Comunque al cabinato c’era una ragazza che tentava di superare una sfida assurda in cui bisognava sparare ad un’auto, convintissimo che fosse una ragazza straniera mi avvicino senza pensarci troppo (la combo “adolescente+vacanze+stranieri+videogiochi+RAGAZZA” mi aveva annebbiato i 2 neuroni che ancora non avevo distrutto alla mia giovane età) e dico “faièr continius”, che voleva essere la pronuncia inglese per una roba come “fire continously”, ancora oggi non sono sicuro di cosa volessi dire… Fatto sta che lei ovviamente non capisce cosa volessi dire, perde la sfida e si gira dicendomi in italiano “che gioco di merda”. Da allora non ho mai più iniziato una conversazione riguardo i videogiochi

    • Piccolo appunto: la prima volta che Goku si è trasformato in Super Saiyan in Italia è stato nell’omonimo fumetto della Star Comics nel settembre 1996, al day one di “Indipendence Day” per la precisione (ricordo che ho guardato tutto il film pensando a Goku biondo).

  11. Noooooooooooooo! Ahahahaha, il finale dell’articolo è malefico..
    Io che sono di Bergamo e conosco bene le zone di Cavernago mi immaginavo la scena perfettamente, anche perchè sono stato diverse volte in quel posto e capisco anche come sia ad essere pippe nel bowling, pure io ho provato più di una volta come sia a farsi battere da una donna che nemmeno sa come si lancia una palla, tanto che anche quando eravamo in gruppo la mia sfida personale era arrivare penultimo e non ultimo assieme all’altro mio amico scarsone.

    Comunque capisco benissimo capire l’astio verso molti ragazzini d’oggi cui penso la tua stessa identica cosa.
    Io in quelle rare volte che mi capita di finire in uno di quei posti simil sala-giochi butto sempre gettoni in qualche flipper (ricordo nelle vere sale giochi al tempo quello di Nightmare cui andavo matto).
    Di persone conosciute per i videogiochi al di fuori di internet sfortunatamente no, al massimo proprio nelle sale giochi di tanti anni fa si formava il gruppetto di altri ragazzini a guardarmi giocare e si parlava delle solite cose: “Come fai a superare quel pezzo? Meglio così? Dopo facciamo in 2? L’hai già finito?” Per poi fare a giro, aspettando ognuno il suo turno.

    Appena leggo qualcosa sulle sale giochi non posso che provare nostalgia, le vecchie sale giochi buie, piene di gente strana, moquette per terra e un odore di fumo da sigaretta assurdo, uscivi che puzzavi come una ciminiera e con gli occhi rossi, senza però essersi umiliati cercando qualche gettone extra in un cabinato dimenticato da qualcuno e quando lo trovavi eri contento più che la mattina di Natale.

  12. Per quanto mi riguarda, l’argomento dei videogiochi mi ha aiutato moltissimo ad entrare “in intimità” con altre persone. Facendo le scuole superiori in un indirizzo informatico, è quasi scontato che qualche nuovo compagno che ti ritrovi dopo i 3 anni delle medie videogiochi. E infatti le prime amicizie che ho instaurato nel primo anno sono nate grazie a dialoghi del tipo: “Che console hai?” oppure “Hai preso il nuovo Assassin’s Creed?”.
    Nel primo anno non è stato troppo fondamentale l’argomento videogiochi, ma in terza superiore, quando entri nel vero e proprio indirizzo informatico, io e gli altri miei compagni abbiamo subito legato: c’era il pcista con il Master Race da 1000 e passa euro, il nintendaro, quello retro, quello già con la next gen in casa, insomma ognuno con una console diversa ma con una passione unica, il videogioco. E ciò mi ha permesso non solo di discutere su i vari titoli, ecc., ma mi ha permesso anche di ampliare i miei orizzonti (ero molto legato alle console fisse come PS3 e 360, ma ho iniziato a giocare alle console portatili, ad avvicinarmi a Nintendo e a spulciare retrogames, anche se già ogni tanto ripescavo qualche chicca, e a provare indie games).
    Ancor’oggi l’argomento videogiochi, per entrare in confidenza con qualcuno che non conosco, lo reputo fondamentale e, come ho fatto in prima superiore, pongo la domanda “Ma tu videogiochi? Che console hai?”.

  13. Quando ero più giovane (ho 26 anni) non sono mai riuscito a superare la “timidezza della sala giochi”, in compenso ora quando vado ai bowling e gioco ai miei 2 cavalli di battaglia (metal slug x e tetris) ho sempre dei giovani “fan” che mi osservano e che mi chiedono di fare una partita insieme XD

  14. Il finale è da Oscar. Veramente. Volevo solo dirti questo.

    Bella

  15. Mai amato i giochi da sala, gli ho vissuti nella loro epoca decadente, e come molte altre cose di quel mondo (nintendo, le cartucce ecc) a uno come me della playstation generation puzzavano di vecchio.
    In più odiavo tutta la sfilza di bulli che a montemonaco (Marche) si piazzavano nel locale dalle 9 di mattina alle 7 di sera, rendendo ingodibile qualsiasi cabinato, anche quelli che non occupavano direttamente. Per fortuna con i miei ci andavo a ora di cena o poco dopo, e ci potevamo godere il locale semivuoto prima dell’arrivo dei clienti serali.
    Credo di aver consumato il cabinato di tekken, ma ogni minuto che ci passavo con gentaglia intorno mi faceva desideare solo di possedere il gioco su ps1 e poterci giocare nella tranquillità di casa mia.
    Leggo racconti di gente che con gli amici ci andava estatica in queste sale giochi, come fossero il punto di ritrovo nerd, il nostro tempio dei tempi d’oro. Io le poco sopportavo anche allora come ora, ritrovi a metà tra una sala fumatori un riformatorio uno stadio e una discoteca anni 90 (sarà che poi quelle che frequentavo a roma dove abitavo erano anche peggio), in cui la grossa presenza dei videogiochi (la nostra passione) davvero non riusciva a compensare l’ambiente che si creava. Era il ritrovo della peggior gente (spesso più grande di te), e per un nerd come me e i miei amici era come entrare in un ritrovo di bulli con un grosso bersaglio rosso appeso in fronte. Mai fatto amicizie in un posto del genere, e mi sembra anche naturale stiano scomparendo una dietro l’altra.

    Per tornare in topic no, non ho mai conosciuto persone nuove grazie ai videogiochi (con d&d, magic e warhammer si invece), però mi hanno aiutato a stringere amicize con persone che gia conoscevo dato che era un terreno in comune, quello si.

    invece devo dire che mi fanno sentire saggio (anche se è ridicola come cosa), con un mio compagno di università passiamo metà del tempo che dovremmo studiare a discutere sui videogiochi neanche fossero sistemi filosofici, tra l’altro cè pure lo scontro di opinioni dato che lui è un giappofilo nintendaro incallito e io un occidentalista da rpg.

  16. Al cabinato no, mai. Al massimo due battute veloci, ma nuove amicizie mai, principalmente andavamo lì in due o tre amici fidati solo per giocare a videogiochi fighi che a casa non avevamo. Ah, e a vincere le guerre di potere in Soul Calibur. Vabbè. Al di fuori dell’esperienza dei cabinati, nì. Cioè, il videogioco nella mia esperienza non è un modo per attaccare bottone dal vivo (se non magari in occasioni tipo Lucca Comics in cui comunque il tutto dura poco), ma se si riesce a superare la barriera di timidezza iniziale può essere un ottimo modo per fare due chiacchiere, per conoscersi meglio e per saldare l’amicizia. Che siano due discorsetti in simpatia con scambio di opinioni annesso con il compagno di corso che non conoscevi e a cui pensavi di stare sul cazzo quando poi è simpatico, i grandi discorsi filosofici col gruppo dei nerd affiatati che in confronto l’Accademia di Platone ci fa i footjob al contrario, o che sia un argomento buttato lì fra compari per sfangare la mezz’ora di treno, funziona sempre e funziona bene. Mi viene in mente anche un caso particolarmente eclatante: al primo anno di liceo mi ritrovai da solo in una classe di perfetti sconosciuti; situazione scomoda che mi ero risparmiato alle medie e che avevo sofferto poco alle elementari, perchè da bambini tanto è tutto più facile. Beh, insomma, un paio di maschi li conoscevo veramente di striscio e sapevo per sentito dire alla terza che videogiocavano. Quindi nei primi mesi puntai molto su questa mia passione, enfatizzandola, parlandone nelle presentazioncine del cazzo da inizio anno eccetera. E cavolo, funzionò. Per me che non sapevo cosa dire erano ottimi argomenti di conversazione, e fu quando si arrivò a fare selvagge sessioni in schermo condiviso per pomeriggi interi che ebbi occasioni d’oro per cementare ulteriormente l’amicizia. Quindi sì, come tutte le passioni credo aiuti molto nell’instaurare dei ponti, ma credo ben poco nel fare i primi passi. Dal vivo almeno. Poi online vabbè, sono altri meccanismi…

  17. Ma no!!! Ci sono rimasta malissimo per il finale…
    A me è capitato nei reparti videogames dei vari supermercati o negozi di elettronica di scambiare due chiacchiere con qualche appassionato.. Spesso aveva 5 (e passa) anni in meno di me, dovrei preoccuparmi?

  18. In una sala giochi (ancora presente ma con giochi ormai dimenticati da Dio), ero solito giocare, fra i tanti giochi, a Tekken 3 (o almeno credo fosse il 3, dettagli). Una volta stavo giocando da solo e un ragazzo mi propose di giocare 1 vs 1. Inutile dire che le presi. E che lui le prese, subito dopo. (Che burlone che sono).

  19. Mi è venuta in mente quella scena da ” Ritorno al futuro parte seconda” quando McFly gioca al cabinato ed i ragazzini dicono “ma devi usare le mani? ”

    …Dio mio il bowling di Cavernago … ci ho passato un po’ di sabati sera da ragazzino…

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