Quando si va a punti

Come tutti ben sappiamo, la più recente generazioni di console da salotto è fortemente legata ad internet.

E visto la prestanza di quest’ultimo, per evoluzione naturale si è via via sempre più sviluppato un settore di vendita a se stante, col suo target e il suo vasto parco di offerte.

Ma cosa comporta comprare e scaricare delle cose che spesso facciamo fatica a capire perfino quanto costano?

Una delle dolci rivelazioni del Playstation Store è stata lo scoprire che i vari contenuti aggiuntivi/giochini arcade stupidi erano prezzati in euro. Quindi avanzando nella mia carriera di giocatore, ho imparato a contare € 1,49 per le canzoni di Rockband, € 0,99 per i vestitini dei Sackboy e € 4,99 per i classici per PSOne. Di tanto si ricarica la Postepay, tanto si spende, fine del discorso.

Ma come poteva essere tutto così semplice? Ma certo che no.

Ecco infatti che da brave aziende casiniste, Nintendo e Microsoft inventano un sistema non proprio all’avanguardia, ma di sicura efficenza: lo Store a punti.

Come funzionamento è semplice: l’utente paga con soldini veri per acquistare una “moneta di scambio virtuale”, con la quale poi andare a pagare i vari contenuti scaricabili. E teoricamente non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che è proprio di questi giorni la notizia della recente Azione di Classe avviata negli USA contro l’azienda di Redmond e i suoi Microsoft Points.

Addirittura!?

Si si. Apparentemente gli utenti statunitensi (e non solo) si sono proprio rotti i coglioni di non capire quanto si paga per ciò che si scarica, chiedendosi come mai è tanto difficile effettuare la grande conversione dei prezzi da MSP a valuta, visto che i giochi on-demand sono già nati coi prezzi in $/€.

A loro risponde Aaron Greenberg (Product Manager del gruppo Xbox) attraverso G4TV: “Penso che alla gente semplicemente piaccia vedere il simbolo del dollaro vicino alle cose. Non abbiamo mai avuto l’intenzione di fregare la gente, il problema è soltanto dover far fronte agli innumerevoli prodotti del Marketplace e inserire un prezzo diverso per ognuno di essi in base alla nazione di appartenenza, cosa che ci porterà a che vedere con gli andamenti di mercato.. così invece è bello perché non importa dove uno abita, 200 punti sono sempre e comunque 200 punti.”

Un cazzo, Aaron.

Intanto i punti non costano uguale da tutte le parti, cosa che mette Microsoft comunque nelle condizioni di doversi misurare con gli alti e bassi delle variopinte economie mondiali, in secondo luogo come si spiega che la stragrande maggioranza dei contenuti del Marketplace costino 400, 800 o 1200 punti, quando invece i tagli acquistabili sono 500, 1000 e 2100? Così se devo comprare qualcosa che costa di più, ho sempre un po’ di punti che mi avanzano, e rimangono li fermi finché non penso “beh ma se ne aggiungo un po’, allora posso prendere quest’altra cosa qui..”, e ANCORA non so mai quanti soldi sono!!

E non pensate che Nintendo sia meglio.. Non puzza un poco anche a voi sta faccenda?

matyas

Prova a cercare ancora!

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