E’ davvero così importante conoscere la storia dei videogiochi?
Oh, mi rompete sempre i cugghioni che sono prolisso nell’introdurre un argomento, non vi va bene allora se ve lo pongo così?
La domanda, letta di fretta e senza contesto, può lasciare storditi, spaesati.
“Se è davvero importante conoscere la storia?? Certo che lo è!! Cazzo sta dicendo?!”
Sto dicendo che, guardando allo scenario videoludico moderno, e pensando ad esempio a come vengono realizzati i giochi oggi, viene comunque spontaneo chiedermi quanto sia davvero importante conoscere quali erano i giochi che han fatto la storia? Parlo, per rendere particolarmente l’idea, dei vecchi titoli vettoriali post-pong, oppure della prima generazione a pochi bit.
Quanto di questi giochi vediamo tutt’oggi riproposto nei generi moderni?
Attenzione: è chiaro che oggi come allora si salvano principesse, si ricercano headshots e si vincono gare.
Ma per uno sviluppatore quanto sarebbe realmente importante conoscere i contenuti ormai museali, tipo Out Run, Tempest, Operation Wolf, rispetto invece ad avere una più ampia e dettagliata conoscenza delle opere videoludiche degli ultimi 10 anni? Delle tecniche avanzate di programmazione/creazione di contenuti digitali?
E per un videogiocatore poi?
Quanto può essere importante conoscere la genealogia dei giochi in 2-d degli anni ’80, quando oggi, tolto uno Street Fighter ed un Mario 2D, l’offerta tratta tutti generi che praticamente “nascono” con il 3D?
Certo, c’è il fattore cultura.
Il potersi fare una cultura personale in materia, potendo recitare a memoria tutti i titoli di Sonic mai usciti come la prima declinazione latina (Rosa Rosae….Sonic, Sonic 2…) può far gonfiare il petto a noi vecchiardi megeri, ma quanto questo può realmente metterci in buona luce agli occhi di un pischello cresciuto all’ombra delle foglie della Playstation 2 (neanche 1)?
Me lo chiedevo da scolaro, e me lo chiedo anche oggi da videogiocatore: quanto è importante conoscere a memoria i nomi e la successione dei 7 re di roma, quando poi non si conosce per un cazzo la storia recente del nostro paese dopo la seconda guerra mondiale?
Me lo chiedo per una personale curiosità, che cordialmente porgo a voi, ed ovviamente per non privarmi della quotidiana occasione di trollare quei vecchi bigotti di Farenz ed Alvise, che continuano a rimpiagere i vecchi tempi come due cariatidi la prima guerra mondiale.
Vecchio scarpone quanto tempo è passato….
Personalmente non ritengo importante conoscere la storia videoludica, nel senso che non è necessario, ma allo stesso tempo penso che una persona che ha questa passione debba aver giocato i grandi titoli infatti mi trovo a giocare spesso giochi passati che non ho giocato all’epoca (Silent Hill ad esempio). È una questione di competenza e esperienza non tanto del potersi vantare di conoscere a memoria vecchi titoli. Allo stesso modo un appassionato di cinema non può non aver visto i grando classici.
il paragone con il cinema ci sta fino ad un certo punto, infatti se i videogames si sono evoluti e migliorati nel tempo per il cinema si puo` dire in modo molto piu` limitato. Infatti se oggi ti giochi il primo resident evil non puoi dirmi che le emozioni che ti suscita oggi sono uguali ad allora, mentre per il cinema se ti riguardi quarto potere, le sensazioni che ti suscita guardarlo oggi sono quasi invariate ad uno che l`ha visto 70 anni fa.
Tu credi?
Vorrei proprio vedere te di oggi e un ipotetico te del 1910 di fronte ad un film muto girato in russia, con inquadrature fisse da 10 minuti su un ponte.
Emozioni invariate? Io non credo proprio.
Va be` l`evoluzione nel cinema si e` avuta nei primi decenni ,con l`introduzione dell`audio e ancora dopo del colore e quello e` uno stacco netto. Pero` poi dagli anni 30`- 40` l`evoluzione e` stata meno di tecnica e piu` di temi e di stile in correlazione all`ambiente culturale, e cio` e` proprio di tutta l`arte in generale. Invece nell` ambito videoludico l`evoluzione tecnica e di gameplay e` molto piu` marcata.
Dagli anni 30-40 l’evoluzione è stata meno di tecnica? L’audio via via più fedele e surround? Il digitale? Con conseguente alta definizione e film in 3D?
Prime cose che mi passano per la testa, non temere anche l’industria del cinema evolve sempre di più anche tecnicamente.
Tecnica che influisce nello stesso modo sui film come nei videogiochi. Se in un blockbuster d’azione la si vede e fa fortemente la differenza per gli effetti speciali sempre più elaborati, in una commedia le cose cambieranno meno.
Stessa cosa che possiamo dire nel mondo dei videogiochi confrontando un vecchio FPS con uno moderno e un vecchio RPG con uno moderno.
Per me il paragone con i film calza.
non sono d’accordo, il colore o l’audio (muto) non sono le uniche differenze…
Mio babbo quando ai tempi si guardo’ “profondo rosso” non dormiva la notte, la gente ne era spaventata, guardalo oggi, ti da gli stessi effetti? Assolutamente no.
quello che faceva paura una volta non lo fa oggi
quello che faceva ridere una volta non fa quasi piu’ ridere oggi
quello che faceva cadere la mascella una volta oggi e’ datato
Però l’Oscar a Murnau per Aurora non glielo toglie nessuno oggi come allora.
Certo, a meno che non sei un bimbonutella che dopo 1 minuto dall’inizio del film non esclami: “ma perchè non parlano? ma mica è un film questo qua!”
Insomma quel che volevo dire e` che la sostanziale differenza ce l`hai davanti tutti i giorni. Normalmente un film lo giudichi a priori da quando sia stato girato, ma un videogame di 20 anni fa non lo confronteresti mai con uno di oggi e` ovvio che il gioco di oggi risulti quasi sempre superiote
Se pensi che seguire il trend degli ultimi anni sia la cosa che più importa ad uno sviluppatore per vendere sicuramente la storia non serve a nulla…peccato che dal passato ci sia sempre da imparare! Puoi riprendere meccaniche ed altro perse nei giochi d’oggi e fare dei titoli più fighi…conoscendo l’evoluzione del gioco sai anche cosa muove i gamer…pensa alla cazzata di sonic boom: se chi l’ha progettato avesse pensato un attimo e l’avesse realizzato in 2d non sarebbe potuto essere meglio?
PS per un giocatore conoscere la storia oltre al fattore cultura da una mano ad evitare certe stronzate che escono oggi
Si, è importante, anche solo per non far passsare come innovazioni roba che c’era già anni fa (esempio le romance in DA3, fatte passare per chi sa che cosa quando erano scritte meglio in Baldur’s Gate 2, sempre della Bioware tra l’altro)
Per un publisher conoscere la storia dei videogiochi del passato serve a poco in quanto troppo diversi rispetto a quelli di oggi. Imparare la storia dei videogiochi fa parte semmai della cultura personale dell’individuo. Ma ai fini del mercato attuale conoscere pong o la magnavox odyssey non ha alcuna rilevanza. Anzi credo che alcuni produttori manco sappiano cosa siano le due cose che ho citato
Ci stavo pensando anche io in questi giorni: ottimo argomento. Sebbene conosca a menadito i titoli che han fatto la storia, ad oggi serve a poco o a nulla. I giochi son cresciuti, cambiati, e il voler a tutti i costi ricordarli ci rende, per l’appunto, cariatidi che parlano della prima guerra mondiale. Di contro, per noi old school, non rimembrarli affatto provando a stare al passo solo con le nuove produzioni ci renderebbe simili a quelle 50enni che non accettano di invecchiare e si riempiono di botox. Come (quasi) sempre la via sta nel mezzo.
Ahahah…l’esempio delle vecchiarde che non accettano di invecchiare è prestigioso!
ok , ma quindi cosa dobbiamo fare? fare i retrogamer ci rende cariatidi, giocare ai giochi attuali ci rende 50enni che non accettano di invecchiare …. sembra che dobbiamo per forza smettere di giocare, stando al tuo ragionamento T_T
Ciao Omega, io son dell’idea che, citando l’articolo di Viper, sia utile ma non necessario conoscere a memoria i sette re di Roma, mentre al contrario sia fondamentale sapere a menadito la storia contemporanea della capitale. Va bene ricordare il passato, rimpiangerlo e perché no rigiocarci qualche volta, basta non rinchiudersi nell’idea che solo il passato abbia titoli validi o sapeva divertire. Cosí come dedicarsi a titoli nuovi va bene, il non va bene risiede nell’approccio che hanno i giovani di oggi: fissati sulla grafica, i 1080p ecc. Impariamo dalle glorie del passato a divertirci oggi.
Io tengo a precisare una cosa: ok, Viperfritz ha sicuramente trollato, ma personalmente non mi rivedo nella descrizione di Francesco in cui ci definisce:
“quei vecchi bigotti di Farenz ed Alvise, che continuano a rimpiagere i vecchi tempi come due cariatidi la prima guerra mondiale.”
Non mi ritengo affatto un nostalgico e i casi in cui rimpiango i vecchi tempi (Sonic a parte) sono veramente pochi.
A differenza invece di Alvise, che invece è vecchio, bigotto e pure retrogamer, un’onta difficile da cancellare.
Apro un off-topic: A mancarci sono i titoli in essere del passato o a mancarci é tutto il contorno (essere giovani, niente crisi, le lire, le ragazze ecc..)? Le fasi della vita, i periodi storici, possono influenzare il nostro modo di intrattenerci? Ci son mai stati titoli mediocri che vi hanno appassionato semplicemente perché in quel periodo eravate felici?
stra quoto, il problema è esattamente questo. Un esempio che mi viene in mente è il videogioco per play 1 di a bug’s Life, una vera merda ma all’epoca non avevo neanche 8 anni e mi catturò in modo incredibile.
ahahaha sul “una vera merda” mi son rotolato. #respect A me successe la stessa cosa con i titoli del sega master system: avevo 4 anni e il mondo era stupendo. i giochi un po’ meno ma tant’é!
per me serve per saper meglio valutare i giochi di oggi.
Mi spiego meglio con un esempio alla portata di tutti con due giochi recenti, ma che vale anche quando il titolo “copiato” risale ai tempi di pong.
Dark souls e lords of the fallen
se giudico il secondo senza conoscere il primo dico che si tratta di un titolo ottimo, ma credo che chiunque abbia giocato dark souls possa riconoscere che i pregi di lords of the fallen sono, in maggior parte, le cose copiate quindi il giudizio inevitabilmente cambia.
Da parte dei giocatori è importante ricordare il passato per chi, ad esempio, si approccia alla serie di Final Fantasy o Sonic solo con gli ultimi capitoli. Ci siamo già intesi.
Per gli sviluppatori (prendiamo sempre come esempio quelle 2 serie) è importante sapere che 20 anni fa si faceva meglio di adesso…
i nuovi final fantasy commerciali piacciono al grande pubblico i dati di vendita sono superiori ai final fantasy passati :((( e non è detto che un bimbominkia neobrandizzato al marchio possa accettare volentieri un gioco del passato come ad esempio final fantasy 7
diciamoci la verità abiamo giocato a giochi tecnicamente pessimi nella nostra giovinezza e mai ci siamo lamentati , al contrario oggi la più piccola stronzata viene sbandierata come la peggiore delle schifezze ma chi sono quelli che si lamentano maggiormente i vecchi o i giovani?
Secondo me non è tanto importante conoscere la storia, ma è importante ricordarsi che la storia esiste.
Con questo intendo che esistono veramente tanti giochi molto molto belli a cui la gente non ha mai giocato solo perchè “sono vecchi”. Quindi conoscere la storia, in pratica, non è tanto il giocare al gioco classico “perchè è un classico e quindi va fatto”, ma semplicemente perchè è un bel gioco!
C’è sempre un sacco di gente che si lamenta che non ci sono giochi e non sanno cosa fare, togliendo i vecchiardi che effettivamente tutti i classici li hanno già giocati e quindi si attaccano, tutti gli altri hanno un tesoro da poter sfruttare.
Ultimo commento leggermente OT.
Uno dei motivi per cui la scena Indie ha preso piede, anche fra i giocatori di nuova leva, è perchè aveva riportato in luce la storia all’interno dei giochi.
Quindi posso capire che il ragazzino di 12 anni venuto su a COD, una volta raggiunti i 16-18 anni (butto un numero a caso) possa desiderare contenuti un pò più profondi se è un appassionato del genere videoludico.
A questo punto però, piuttosto che consigliare uno degli indie story-driven che vanno tanto di moda adesso (e personalmente non li ritengo un gran che…) io ricorderei tutte le varie gemme del passato che si possono recuperare. Non tanto, come dicevo prima, perchè sono “classici”, ma perchè sono giochi dannatamente belli.
Condivido in pieno (tranne la tua personale opinione sui indie).
Per quanto si possa essere videogiocatori di vecchia data penso che tutti abbiano due o tre titoli datati che non hanno mai recuperato per un motivo o per un’altro; per i più giovani possono (anche se “devono” sarebbe più appagante) essere una risorsa in più.
Non sono d’accordo.
A parte il fatto che se vogliamo considerare i videogiochi come una forma d’arte, allora la storia dei videogiochi è importante come lo è quella dell’arte pittorica, della musica o del cinema, nella tua disamina poni arbitrariamente un solco, come se il passato recente fosse più importante o addirittura “migliore” di quello remoto.
Come diceva Gadamer, “tutto è interpretazione, e interpretazione di interpretazione”. Se vogliamo avere una visione d’insieme, anzichè un’idea frammentaria della storia dei videogiochi “a compartimenti stagni”, allora è fondamentale capire le origini. Anche perché, nel caso dei videogiochi, parliamo di un cinquantina d’anni, mica di millenni, non è un grande sforzo.
Oltretutto, proprio in tempi recenti l’esplosione e il successo dei giochi indie, molto ispirati al passato, mi convince come spesso per creare giochi divertenti non sia necessario un capitale di soldi, quanto reinterpretare il passato in chiave moderna.
Sebbene concordi solo parzialmente con il tuo punto di vista, la citazione é fantastica e il tuo post invita alla riflessione. Secondo te il futuro sará degli indie, comeplice anche il prezzo competitivo? O i tripla A sapranno reinventarsi?
Per me è un po’ come il cinema: i film mainstream, sebbene non sempre convincenti, venderanno sempre. Nonostante questo, spesso spuntano progetti indipendenti che sanno il fatto loro pur non avendo grossi nomi alle spalle.
Concordo. E penso che venderanno di piú per un fattore di pubblicitá, per il nome altisonante, e per la critica imparziale. A paritá di pubblicitá e di critica, mantenendo tuttavia invariata la differenza di prezzo, alla lunga gli indie avrebbero ottime possibilitá di prevalere sui tripla A. Ma mi piacerebbe avere altri pareri in merito… Voialtri che ne pensate?
secondo me c’è una grande differenza se si affronta il tema dal punto di vista del giocatore o dello sviluppatore.
Lo sviluppatore ha l’obbligo di conoscere la storia videoludica (parlo di chi si occupa dell’architettura del gioco, chi lo scrive e crea l’idea per il nuovo gioco, non parlo di chi si occuperà in un secondo momento del fattore “tecnico”, grafica fisica etc…). Se io sviluppo un gioco e la mia memoria arriva solo fino a 10 anni fa, come posso essere sicuro che il mio gioco sia innovativo?
Per il giocatore è opzionale conoscere il passato che si cela dietro ad un titolo, ma credo che essere a conoscenza delle tappe che hanno portato ad avere il prodotto che sta giocando gli permettano di apprezzarlo ad un livello molto più profondo. Può coglierne le eventuali citazioni, gioire se l’evoluzione di un determinato genere è andata (a suo parere) nella direzione giusta.
Faccio un esempio:
Qualche tempo fa ho giocato a Deadlight, platform zombiesco, che mi è piaciuto molto. Questo è un titolo che chiunque può godersi (a patto che piaccia il genere e l’argomento trattato, ovviamente). Il level design è molto bello e curato, i giochi di luce sono fatti bene, la storia non è male e le meccaniche platform sono molto divertenti.
Ma prorprio le maccaniche di gioco mi hanno ricordato tantissimo il primo Prince of Persia (o anche another world), sembrava una riproposizione di quel tipo di giochi in chiave moderna. Questo tipo di emozioni arrivano a me e chi ha giocato quei titoli, ovviamente non arrivano ad altri, è un problea? assolutamente no. Il gioco risulta più brutto? nemmeno.
Conoscerne la storia ne arricchisce l’esperienza? penso di si.
Personalmente credo che conoscere la storia videoludica abbia due valori fondamentali, ma anche trascurabili.
Il primo, a livello esclusivamente personale (e d’altra parte come in qualsiasi altro settore), conoscere il passato serve giustamente a soddisfare curiosità personali, il bisogno innato dell’uomo (non di tutti ovviamente) di voler “saperne di più”.
Il secondo, a livello invece “social”, conoscere il passato serve a farti evitare figure di merda quando parli in comunità di queste cose. Poniamo per assurdo che uno non conosca Nintendo.
Se uno mi venisse a dire “Little big planet è il platform che ha definito il genere”, cosa succederebbe?
Io mi farei una risata, lui farebbe una figura di merda.
Ecco, ovviamente una situazione di questo tipo è estremamente difficile che avvenga, ma con ciò volevo stare a dire che un minimo di conoscenza videoludica si rende necessaria quando uno poi vuol parlare in una comunità che tratta tale argomento.
Personalmente ritengo che, per quanto riguarda la fruizione di un qualsiasi videogioco uscito nell’ormai penultima generazione di console, ambo i valori sono trascurabili. Mi spiego: anche nel secondo caso sarebbe trascurabile, alla luce della tua esposizione al problema, perché uno può anche iniziare a giocare ai platform con LBP, ma comunque ammettere la propria ignoranza in ambito social dicendo “non ho mai giocato a X titolo”. Nel caso da te citato, si parlerebbe semplicemente di ignoranza unita all’arroganza. In ogni caso, in un mondo civile, si dovrebbe vedere la community come qualcosa che tende, appunto, ad arricchire le nostre conoscenze in un determinato campo, non un qualcosa che ti mangia vivo appena dici una castroneria. In conclusione, a mio parere, arricchire il proprio bagaglio di informazioni non è mai sbagliato, ma nemmeno sempre necessario.
Penso che conoscere il passato aiuti sempre a costruire un futuro migliore. Quindi non si può fare gli ignorantoni e almeno le basi bisogna conoscerle.
“Building the future and keeping the past alive are one and the same thing”
Con questa citazione, che spero più gente possibile ricordi da dove l’ho presa, esprimo il mio parere: penso che un giocatore che si voglia definire “conscious”, quindi escludiamo la valanga di casual e coloro che per scelta si focalizzano solo e solamente su di un solo genere o addirittura gioca per motivi professionali, deve avere una solida conoscenza di ciò che fu il mondo dei videogiochi almeno fino alla quinta generazione di console (partendo da oggi) e un’infarinatura generale fino alla generazione 8-bit, ed intendo per infarinatura l’aver giocato in prima persona a 2-3 titoli, certamente avere un’idea molto generale anche della prima e seconda generazione non guasterebbe. Per uno sviluppatore poi l’importanza di questa conoscenza si amplifica all’ennesima potenza. Ho parlato di console ma ovviamente pezzi di storia del gaming sono anche su pc e, per la loro facile reperibilità, vanno assolutamente recuperati. Questa è la mia visione molto ottimista di ciò che bisognerebbe fare e che io stesso pian piano cerco di mettere in atto affiancando a ciò che esce quotidie alcuni giochi più vecchiotti. Ovviamente ci ritroviamo davanti un parco titoli immenso, perciò se dovessi dare un consiglio ad un amico ( come mi è successo ) sul cosa giocare, direi di giocare il più possibile ciò che si ha nella propria generazione e andare a recuperare quelli che in genere sono ritenuti i pilastri di una data generazione e, per chi ha più voglia, recuperare ciò che si crede possa interessare il proprio gusto personale.
Detto questo non ho risposto al “perchè” si dovrebbe conoscere la storia, almeno per sommi capi, del gaming.
Perchè uno sviluppatore può portare progresso solo se sa cosa è già stato fatto, migliorandolo o andando proprio oltre, un gamer può apprezzare o essere critico nei confronti di un dato gioco solo se ha quel background culturale necessario per dare un giudizio che vada oltre il personalissimo “è bello perchè mi piace”.
Più che l’evoluzione o storia dell’Hardware o del Software, a me piacerebbe conoscere la storia delle idee che stanno dentro un videogioco. Per dire ad esempio in quale gioco furono proposte meccaniche stealth o ragionate per la prima volta, quando è stato pensato e creato l’idea del “mondo liberamente esplorabile”, ecc…
Mi pare anche che per la prima volta il primo Half-Life propose la vicenda del protagonista come se fosse un’unica sequenza temporale, per immergere il giocatore in prima persona ancora di più.
D’altronde si suppone che le buone idee migliorino e portino avanti il mondo (videoludico), o forse oggi interessa altro?
Dal punto di vista teorico, è piacevole avere una certa cultura e ricordare ogni tanto le emozioni provate con certi giochi,che seppur avevano una grafica datata,riuscivano ad emozionarti. Ricordo i primi final fantasy o un chrono trigger sempre con piacere…
però in termini pratici sinceramente conoscere a fondo il passato non ti aiuta molto a goderti i giochi di oggi.
Diciamo che se un gioco ti diverte e ti fa trascorrere piacevoli ore giocando,non ha bisogno di particolari seghe mentali su come una determinata meccanica mi somigli a un gioco uscito nel 93.
Come detto sopra volendo fare un esempio è un po’ come dire che uno non riesce a godersi un bel film perché magari non si conosce a fondo la storia del cinema fin dagli albori.
In un discorso tra amici nerd magari ci sta la cultura videologica per farsi fighi con gli amici; ma ricordiamoci che si gioca per provare certe emozioni, e non serve di certo tanta esperienza sul campo per provarle.
Anche io come parecchi di voi la penso così:
Infondo è solo una cosa che si fa per cultura personale.
Quando ho sentito per radio definire le console “xbox 360 e PS3” come “TERZA GENERAZIONE” di console mi sono sentito molto vecchio si si… io sono partito con il nes, ben 2 generazioni prima, ma sono anche a conoscenza che prima del nes c’erano Atari e altri che non ho mai nemmeno sentito nominare.
La storia fa l’esperienza del giocatore singolo, definisce il giocatore che sono oggi e i miei gusti videoludici. uno che ha iniziato a giocare su 360 solo 5 anni fa avrà esperienze e gusti totalmente diversi è normale ma non lo colpevolizzo certo e non mi verrebbe mai da chiedergli di “studiare” quello che venne prima. io stesso non ho mai capito la passione per il retrogaming.
Non ho compreso se l’articolo parli degli sviluppatori o dei players.
Da sviluppatore studierei, giocherei e prenderei pure spunto dai giochi del passato e non solo dai migliori, ma da tutti. Un occhio al passato e uno al futuro per evitare di commettere degli errori, e non dimenticare quale sia il punto cruciale del genere videludico in questione. Un esempio: ricordo ancora che in cod 2 se non portavi avanti il personaggio i nemici continuavano a spuntare, facendoti perdere il bello di colpire dalla distanza.
Da giocatore invece non me ne frega proprio nulla su perché un qualsiasi titolo è quello che è, mi fa schifo e non lo gioco, mi piace e ci gioco. La curiosità di sapere la storia del brand, genere, sh, si presenta dopo aver giocato. Ma non la reputo necessaria. Poi se la storia la si vive, è diverso.
Io personalmente ritengo che non sia necessario conoscere e provare vecchi titoli polverosi per godersi i titoli attuali…è come se per guidare una macchina prima bisognasse andare su un mulo….ma se si parla di videogiochi e videogiocatori, quelli come me…40enni e con taaaaaaanta esperienza esperienzata sul groppone non possono esimersi dal continuare a provare,non senza un po di nostalgia, vecchi titoli preistorici ma ficcanti (viperfriz docet)…non è questione che “serva”…è questione che “ci piace”…al di la del titolo…o dell’anno di uscita sono le emozioni che ci hanno continuato a far provare emozioni…poco importa sia the last of us o dr. who non c’è differenza tra Assassins creed e Commando….tutto sta nell’approccio…e non dimentichiamoci…anche nell’età che avevamo al momento dell’approccio…oggi rigiocare ai vecchi giochi provoca emozioni di riflesso a quelle provate un tempo…le stesse emozioni che un 15qnne proverà giocando a the last of us (ad esempio)..e che fra 20 anni dirà al mondo “ahhh ai miei tempi quanto era figo quel gioco!!”…un saluto a tutto l’Angolo!!!
secondo me il punto fondamentale su “storia si o storia no” dipende dalla base:
1) vuoi essere un utente che gioca ai videogiochi
2) vuoi essere un utente che ha come interesse i videogiochi
nel senso che se stai nel “tuo cortile” e dici questo mi piace, questo no nessuno può criticare o chiederti di sapere la storia
se però, ad esempio, fai parte di un blog di videogiochi in cui ti vuoi esprimere DEVI sapere la storia dei videogiochi
banalmente non puoi aver comprato solo FIFA15 e permetterti di dire che “è il più bel gioco di calcio mai fatto”
Mah… conoscere la storia dei videogiochi non e’ certo un obbligo per definirsi videogiocatori. Detto questo, la storia e’ cultura e la cultura non e’ mai un male… la cultura aiuta ad avere una comprensione piu’ ampia e ricca della realta’ aiutandoci ad interpretarla e a soppesarla nel migliore dei modi.
Conoscere la storia dei videogiochi ci permette di poter ragionare in prospettiva, di riuscire a capire meglio cosa sia un grande gioco e cosa sia un gioco mediocre… Se nella mia vita ho giocato solo a COD, quello poi diventa il mio parametro per gli sparatutto, ma e’ una visione un po’ ottusa e limitata… nonche’ limitante, perche’ ci son stati tanti FPS e molto meglio di COD e conoscerli non puo’ che ampliare e complessificare il nostro punto di vista che mettera’ COD sulla giusta bilancia (senza che cio’ possa impedirci di godercelo).
Anche l’essere cosi’ legati al mezzo tecnologico, per me, e’ sintomo di una visione un po’ troppo ristretta… le emozioni sono solo in parte legate alla complessita’ di cio’ che si vede/sente e spesso sono date dalle idee in gioco piu’ che dal modo in cui queste idee sono rappresentate.
Questo vale per la musica, per i film e anche per i videogiochi.
Un gioco con una supergrafica e un supersonoro, se non e’ fatto con arte, non sa di un cazzo.
Un gioco come Another World a livello di atmosfera da’ la paga a quasi tutto quello che c’e’ oggi sul mercato ma non poteva contare su grandi tecnologie a disposizione… per dirne uno.
Guardando giochi vecchi si puo’ apprezzare come le idee fossero dei vettori potentissimi e rivoluzionari, si puo’ notare come molti generi pescano ancora a piene mani da produzioni di 30 anni fa.
Perche’ limitarsi?
Lo dico a Farenz (con il quale, videoludicamente, condivido tantissimi punti di vista): perche’ non apprezzare un film muto del 1910? Certo non e’ una visione facile per noi abituati al colore, al suono avvolgente e alle immagini fotorealistiche… ma se ci si abitua un pochino (e’ solo una questione di prendere le misure a diversi paradigmi narrativi) si possono scoprire perle incredibili e momenti rivelatori sorprendenti… dopo un Metropolis, quando rivedi Blade Runner o altra fantascienza piu’ moderna, ti si aprono delle possibilita’… magari riesci ad assaporare la modernita’ ancora meglio.
In sostanza, ripeto, non e’ assolutamente un obbligo, e’ una questione del tutto personale ovviamente, pero’ conoscere la storia e’ una cosa bella e un arricchimento non indifferente. Ben venga.
Conoscere la storia dei videogiochi può essere molto utile a chi i giochi li produce, per capire come si sono evoluti i gusti delle persone con il tempo, ma non a chi ne usufruisce.
In che senso?
Nel senso che una persona X che non conosce niente della storia dei videogiochi e un giocatore Y che sà tutto, possono godersi allo stesso modo il nuovo gioco A che sta per uscire.
Certo, un discorso a parte andrebbe fatto con alcune e pochissime saghe, ma escludendo quelle, in linea generica è così.
Alla fine i videogiochi servono per divertire e uno può divertirsi tranquillamente giocando a FIFA15 (ad esempio) senza sapere come sono nati i precedenti 3000 capitoli.
Detto in parole povere: fatevi meno seghe mentali e giocate di più!!
Anzi ci ho un attimo ripensato… confermo la non obbligatorieta’ della conoscenza della storia dei videogiochi, pero’… non pensate che se tutto sommato ci fosse piu’ coscienza critica (possibile solo attraverso una buona cultura della materia in questione) da parte dei videogiocatori, si premierebbero commercialmente produzioni raffinate a discapito di quelle di piu’ basso livello? Voglio dire che, al di la’ di una questione prettamente legata alla cultura personale, l’ignoranza del singolo se moltiplicata per tanti, ha delle ripercussioni in cio’ di cui usufruiamo. Una buona cultura cinematografica diffusa farebbe premiare film piu’ belli e interessanti di Vacanze di Natale… una buona cultura videoludica diffusa premierebbe Half Life piu’ di COD e magari non staremmo qui a leggere cose tristissime (ricordo di aver letto poco tempo fa un articolo che ne parlava) che mettono in dubbio l’effettiva convenienza nell’affrontare oggi la realizzazione di un Half Life 3.
Voi che dite?
Mi sembra un discorso più che logico, e sono d’accordo. Ciononostante, per forgiarsi la “coscienza critica” non credo ci sia bisogno di andare a ripescare tanto indietro nel passato, basterebbe ad esempio conoscere i titoli più di spessore degli ultimi 2-3 anni. Anzi, in verità se uno si informa a 360° può anche partire da un qualsiasi “anno zero” e poi guardare le perle che ogni tanto escono come raffronto per quelli che invece sono i titoli più mainstream. Personalmente, credo sarebbe sufficiente…
Per me dipende come nella storia , non si può ricordare tutto esempio se favorisco nintendo ( come me ) ma la saga di metroid non piace non mi interessa , non mi informo di più . ma se invece mi interessa esempio pokemon mi interesso di più , e inutile conoscere la storia di una cosa che ha noi non interessa no ? a me interessa la storia della seconda guerra mondiale ? guardo i documentari della II guerra mondiale ma non i documentari della prima .
Per gli sviluppatori, non ci sono cazzi: visto che tutte le volte che “scopiazzi” volontariamente o meno qualcosa qualcuno se ne accorge, per non scadere nel plagio e per cercare una qualsivoglia innovazione essi sono tenuti a conoscere la storia videoludica degli ultimi 20 anni come minimo.
Per i giocatori, meh… Penso che sia piuttosto inutile. O più che inutile, diciamo “assolutamente non necessario”.
A me piace informarmi: aiuta a sviluppare la critica, a vedere un po’ che aria tira, a imparare a “raffinare” la scelta in modo da essere sicuro di comprare solo titoli che realmente ci potrebbero piacere, e poi fa cultura, è una soddisfazione in sè. Le esperienze su come vanno i pronostici che seguono l’informazione poi aiuta a costruirsi un fiuto anti-inculate. Ma tutto ciò è un piacevole extra… Essere più o meno a conoscenza dei titoli più grossi degli ultimi 2-3 anni per un videogiocatore è più che sufficiente. Certo, magari alcune piccolezze non si apprezzano, magari ci si perde delle perle del passato, ma in fin dei conti chissenefrega, uno vive anche senza.
Ecco, diciamo che più che essere “Punti in meno” sono “Non-Punti in più”.
E’ davvero così importante conoscere la storia dei videogiochi?
Dipende, se l’obbiettivo è di ostentare un “Eheheheh i giochi sullo spectrum erano veri giochi…”, facendosi fighi con gli amici in quanto giocatori di vecchia data™, è sicuramente inutile visto che serve unicamente a fare la figura dei coglioni.
Viceversa se il fine è quello di poter parlare di videogiochi col prossimo, direi estremamente, specie se si vuole discutere ad un livello diverso da un inutile “a me è piaciuto/non è piaciuto” privo di sostanza, senza un buon numero di termini di paragone il tuo giudizio critico avrebbe valore nullo. Ed è altrettanto importante a carattere personale, non solo per poter maturare un buon giudizio critico, che ti permetta di fare il punto della situazione del mondo videogiochi e di dove stia andando, ma anche per evitarsi le inculate cicliche che riemergono costantemente in questo mondo.
Perfettamente d’accordo con la tua visione in riferimento a noi utenti, per quanto poi invece se fossi uno sviluppatore, conoscere la storia quantomeno del genere/i a cui appartiene il titolo a cui sto lavorando credo che possa assumere una certa importanza. Certo non in senso assoluto, in quanto posso sviluppare cmq un ottimo fps avendo giocato a i vari Far Cry, Halo ecc e senza aver mai giocato ad esempio a Quake, ma indubbiamente avere una conoscenza approfondita delle meccaniche presenti e passate credo sia d’aiuto nella creazione di un prodotto ben bilanciato, di un certo livello, e che cerchi di limare i difetti fisiologici insiti in un genere.
Che tra l’altro dell’articolo avevo letto solo la prima riga, per questo ho dato una risposta moderata, al posto di una giustamente punitiva per controbilanciare il livello di ignoranza da bar e uscite da zotico di periferia.
Dipende dal tipo di approccio.Gli sviluppatori delle grandi case non riscrivono il codice da zero,ma migliorano quello esistente e scopiazzano in giro.Il videogiocatore medio cerca i titoli che gli piacciono sia nel presente che nel passato,ed è piuttosto selettivo.Per esempio io trovo più gratificanti le avventure grafiche della Lucas Arts,mentre per gli fps preferisco i giochi moderni.Se sei un recensore,invece,prima di gridare al miracolo sarebbe opportuno informarsi meglio…
Darò qui un risposta universale, che vale tanto per il gaming, quanto il cinema, la musica o una mutanda: è necessario conoscere il passato solo se questo è di effettivo beneficio per il presente ed il futuro.
Esempio… non guarderei mai la “Corazzata Potemkin”, tuttavia vedrei volentieri uno “Stalio e Olio” o un “Charlie Chaplin”. Perchè ? Sono di benefico per il presente. Perchè ? Non per la morale o la lezione che impartiscono, semplicemente perchè sono ad oggi ancora moderni, potrebbero travestirsi da film moderni sotto molti aspetti.
Tornando al gaming, i giochi 2d del passato non mi attirano più, a meno che non ci sia una storia di contorno gradevole(vedi Valiant Hearts, Deadlight, Mark of the Ninja etc…). Tolti quindi quei giochi ho fatto un inchino al 3d, anche quello più spoglio, rinnegando il 2d del passato.
In conclusione: se un gioco del passato è ancora “moderno” o comunque rivestito di “modernità” mi va bene, altrimenti lascio lo “Space Invader” o il “Super Mario” di turno a qualcun’altro.
E’ bene precisare che è possibile anche fare il ragionamento inverso, e cioè escludo dei giochi dal passato perchè privi degli elementi ancora “gradevoli” quindi “moderni-attuali”, allo stesso tempo escludo alcuni giochi presenti o futuri perchè hanno eliminato tutti gli elementi del passato (anche quelli positivi) introducendo solo elementi di melma.
E’ come se applicassi una sorta di “Teoria Darwiniana” non basata sulle leggi di mercato(e quindi sulla qualità “totale” o di massa) ma sulla mia qualità personale, forse più o meno obiettiva, ma di questa obiettività avrebbero molto da discutere i nutellati cresciuti a pane e cod.
E’ un pò come quelle generazioni che in questo momento stanno conoscendo i “Tre moschettieri” per la prima volta nel telefilm omonimo, e non conosceranno mai, purtroppo, il Dartagnan interpretato da Michael York. Quindi per le nuove generazioni quei moschettieri saranno i “veri moschettieri”, formeranno il loro standard e riferimento per qualunque giudizio futuro. Tale giudizio non cambierebbe mai, neanche dopo aver visto la versione “vecchia”, perchè lo standard che hanno creato è di acciaio inox.
Siamo noi vecchi che sentiamo l’esigenza di far conoscere la storia ai giovani, questi ultimi potrebbero averne un piccolo beneficio, ma perchè mai dovrebbero voler ascoltare la storia da un vecchio, soprattutto dopo aver già ottenuto la loro educazione dal presente?
Conoscere il passato ha senso per il fattore personale, se hai la passione, in qualsiasi campo, prima o poi ripercorri, almeno un po’ la storia della tua passione.
Giustamente come diceva Farenz serve anche per evitare di essere “crocefisso in sala mensa” in una qualsiasi discussione mediatica.
Da non sottovalutare anche il fattore cronologia dei giochi. Se mi appassiono ad una saga cerco di giocarli in sequenza. Non ha molto senso giocare un AC Brotherhood senza aver completato il 2.
Onestamente invece mi frega poco dell’appronfondire filo e per segno cosa sta dietro ad un titolo. Non so, chi l’ha sviluppato, inteso nome e cognome di tutti quelli che ci hanno lavorato, ricordarsi la data esatta del singolo titolo, i dati di vendita.
Personalmente la storia dei videogiochi la stò vivendo quasi dagli esordi per cui per me è abbastanza scontato fare paragoni col passato