In questi giorni ho iniziato ad impacchettare vecchi libri e cianfrusaglie varie in vista del trasloco che dovrò fare quest’inverno. Mi sono anche procurato gli imballi necessari per trasportare in modo rapido e indolore tutti i miei videogiochi e console dalla casa vecchia a quella nuova e, quindi, a tempo perso, per ingannare la calura di questi giorni, sto piano piano sgomberando le varie scaffalature.
Il primo titolo che ho infilato nello scatolone è stato Fire Emblem, Awekening. Che gran gioco! ottimo il gameplay, stupende le sequenze animate e bella anche la trama. Il tutto inizia con questo protagonista colpito da una grave amnesia, che, piano piano, col progredire degli eventi, riesce a recuperare vecchi ricordi, regalando dei gran colpi di scena. Bell’idea!
Ripongo il gioco e ne prendo un altro: Persona Q, Shadow of the Labyrinth. Uh quante bestemmie con questo, bello eh, ma che difficile! Molto interessante anche la storia, che vede i personaggi di Persona 3 e Persona 4 collaborare per risolvere un inquietante mistero. Ci sono anche personaggi nuovi uno dei quali, tuttavia, non ricorda assolutamente niente del suo passato e riesce a riacquistare frammenti di memoria solo dopo aver completato i vari dungeon del gioco. Mmmh, non male.
Impilo anche questo titolo e passo al successivo: Etrian Odyssey Untold: The Millennium Girl. Questo l’avevo prestato a Farenz, che l’aveva amato a tal punto da cagarci sopra! La storia parla di un gruppo di esploratori che incontra per caso una misteriosa ragazza che ha perso completamente la memoria al punto da non riconoscere nemmeno l’ambiente circostante. Vabbè…
Finisco di inscatolare i giochi per 3ds e passo a quelli per PS Vita.
Mi capita tra le mani YS: Memories of Celceta, un interessante action rpg, che consiglio vivamente a tutti i felici possessori dell’handled di casa Sony. La storia racconta di questo ragazzo che a seguito di una caduta perde tutti i suoi ricordi…
un momento! ma anche qui? purtroppo sì anche qui.
Non ci avevo mai fatto caso, ma effettivamente, pensando a questi titoli giocati di recente e a molti altri giocati in passato, sono giunto alla conclusione che l’amnesia sia probabilmente uno dei cliché narrativi più abusati della storia dei videogiochi.
Ora, mi rendo conto anch’io che gli esempi che vi ho citato appartengano per lo più ad un genere di nicchia e che l’eccessivo inserimento del tema della perdita della memoria si riscontri per lo più nelle trame dei giochi di ruolo di stampo giapponese (vedasi anche Final Fantasy Type-0), ma sono partito da questo stereotipo più che altro per dare il là ad una discussione più ampia, anche se un po’ frivola (chissenefrega, tanto è estate).
Mi piacerebbe quindi sapere quali sono secondo voi i luoghi comuni più abusati nelle trame dei videogiochi e quali sono, invece, quei titoli che vi hanno stupito per l’originalità della storia.
Mi sono limitato ai videogames perché qui sull’Angolo parliamo principalmente di questo, ma potete estendere il discorso anche ad altre forme di intrattenimento, come per esempio anime, manga, film, libri e serie TV. A voi la parola…
Nei giochi fantasy, l’arma principale del protagonista è quasi sempre la spada.
Fottuta lobby delle spade…
non in Tales of Xillia
Nel due sì però, Ludger usa un paio di spade gemelle.
In Dragon Quest VIII il mio pg principale era una bestia con i boomerang quindi… :P
ahahahaha
Come è giusto che sia. No Sword No Life
Non esageriamo.
Solo nel VII, VIII, X e XIII, negli altri non mi sembra proprio :/
Beh negli ultimi anni hanno cominciato ad abusare di ambientazioni post-apocalittiche, con invasione di zombie e quest’anno sembra l’anno dello Steampunk, qualche anno fa lo spazio.
Non dico che ogni hanno ha una sua ambientazione, ma quasi.
Trovo molto originale l’idea (preché per ora non sappiamo nulla di concreto sul gioco e sulla trama) l’idea che ha avuto Guerrila Games con Horizon perché anche se parliamo sempre di mondo post-apocalittico il misto di natura selvaggia e animali robotici mi sorprende non poco, non nascondo anche che sono un amante dello stile steampunk quindi quest’anno molti titoli mi piacciono soprattutto per ambientazione.
Invece per quanto riguarda i motivi per intraprendere un avventura, quelli più usati credo siano: ricercare una persona cara, la più classica: salva la principessa oppure, sei l’ultimo di una specie/stirpe di super fighi eroi cazzuti che se scoppiasse l’universo l’unico a sopravvivere sarebbe proprio il nostro eroe.
E’ vero che è molto difficile creare trame appassionanti e che comunque a grandi linee le trame sono quasi tutte simili.
Nei GDR la perdita di memoria è utile per dare un background al personaggio e giustificare la “crescita” nelle abilità. come fatto in The witcher 1. in cui si può dire che Geralt recupera e non apprende le nuove abilità.
Qualche anno fa avevano inserito la neve in ogni videogioco possibile
L’orfanezza è uno dei clichè narrativi più utilizzato tanto nelle storie cartacee, tanto nei videogiochi. Il povero orfano che è destinato a diventare un grande eroe,è un classico…
Il protagonista che un tempo era fortissimo ma che poi si ritrova senza poteri l’ho visto in parecchi giochi e non solo.
Un altro cliché che mi viene in mente sono i ragni giganti: si trovano quasi in ogni gioco di ruolo.
A livello di trama era riuscito ad intrigarmi tantissimo Xenoblade Chronicles,
sia per la storiache per il “peso” dei personaggi che incontri man mano.
i barili rossi, e la “stupidità” dei nemici di vederli sempre vicini ad essi, in mucchio per di più.
Mh… me ne viene in mente uno: se sei in un gioco action/FPS che comprende uno scontro storico fra schieramenti in cui non puoi scegliere le parti, combatterai sempre per la fazione buona. Non importa quanto ci metterai, arriverai sempre a uccidere il Dittatore/Imperatore/Presidente malvagio e a rendere il mondo un posto migliore, spesso passando dalla merda più totale al paese delle meraviglie. E se in una saga c’è un titolo in cui invece combatti per i cattivi, sarà uno spinoff (vedi AC Rogue). Sotto questo aspetto particolare mi ha stupito Far Cry 4, con un finale che ti fa capire che al peggio non c’è mai fine, e che non basta sparare a destra e a manca per sistemare tutto… perchè poi alla fine Pagan Min non era nemmeno così male.
Della serie, se mi facevo un anfiteatro di cazzi miei era meglio.
I naufragi figa! E miglior arma in circolazione per la sopravvivenza direi un arco!
Personalmente sono stufo del clichè del “prescelto” “predestinato” “eletto” “superiperspecialmaninside” e altre affinità simili (che attenzione è diverso da speciale e basta). E’ una cosa abusata in ogni cristo di gioco, e il genere in cui mi da in assoluto più fastidio sono gli rpg. E’ una delle cose che ho odiato più in skyrim, che non ho granchè apprezzato di dragon age inquisition, che grazie a dio non era presente in the witcher (o meglio sei speciale, ma non COSI’ speciale, essere un witcher non è certo comune come essere un semplice umano ma non sei certo l’unico sulla faccia della terra, anzi) fino almeno a quando non faranno uno spinoff su Ciri che invece è di nuovo una prescelta, un eletta, un unicum. E’ l’unica cosa che non mi è piaciuto di nwn2 ed espansione che sono 2 dei miei rpg preferiti, anche li sei un cacchio di prescelto dal destino. E così anche in pillars of eternity.
Io sono cresciuto giocando a d&d, dove nel 99% delle campagne si partiva impersonando dei perfetti signor nessuno (molte volte partivamo dai -livelli infimi- per chi sa cosa sono) che potevano anche raggiungere grande forza, potere, fama, ricchezze, gloria ecc Ma questo partendo dall’assoluto nulla.
E’ il tipico clichè che non è così dannoso o così fastidioso di base, ma lo diventa per il fatto che gira dai tempi del signore degli anelli (intendo il libro), e in film/serie tv/libri e sopratutto videogiochi è uno dei più abusati tutt’ora.
Questo argomento è interessantissimo, ci sn un sacco di cliché narrativi; quello dell’amnesia serve principalmente a farci scoprire la storia del protagonista a poco a poco, insieme a lui. Inoltre nei giochi di ruolo si contestualizza anche con l’acquisizione delle skill ecc…
Un altro da notare è quello che permette di gestire i personaggi troppo forti, che sn sempre impossibilitati a intervenire/morti/ribelli ecc… poiche renderebbero le cose facili per i buoni; ci avete mai fatto caso?la letteratura ne è piena sin dai primordi, esempio celebre è l’ira di Achille nell’Iliade, poi Ercole nelle Argonautiche che viene lasciato su un isola poco dopo la partenza, Benji in Holly e Benji che è sempre infortunato, i cavalieri d’oro che non vanno ad asgard e da nettuno senza un valido motivo, ma che ne sn centinaia di esempi.
Altro cliché è quello del cattivo fortissimo che quando diventa buono si trasforma in un pippone, come Falco in Ken il guerriero