Come ci vedono gli altri

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Sto insieme a mia moglie da circa 11 anni.
Ci siamo sposati nel settembre 2011 ma convivevamo già da un annetto.
I fan più fedeli dell’Angolo avranno seguito questa mia fase della vita quasi come tanti Big Brothers puntati sulla mia capoccia.
Sono quindi quasi 4 anni  che vivo a stretto contatto con lei, anche se gli impegni lavorativi ci portano a frequentarci solamente durante i fine giornata e nei weekend.

Nelle ore di tempo libero durante la settimana, come qualsiasi altro videogiocatore ammogliato, riuscire a far combaciare i tempi da dedicare a videogiochi, moglie e famiglia da cui si proviene (mantenendo quest’ordine di importanza, naturalmente) non è sempre cosa facile.

Tra moglie e marito deve instaurarsi un rapporto amorevole e di reciproca accettazione (altresì detta rassegnazione): come io non discuto sulle sue passioni come l’opera e la lirica (che fortunatamente condivide con la madre), lei non mi rompe mai le palle riguardo la mia passione più grande, ovvero i videogames. Mi ritengo un uomo fortunato.

Senza contare il mio caso specifico, in cui il tempo libero da dedicare “ai videogiochi” parallelamente comprende anche la gestione dell’Angolo, i video da scrivere e girare, gli articoli sul blog, i podcast, i raduni, ecc. Se portassi a casa uno stipendio anche da ciò, sicuramente mia moglie approverebbe maggiormente.

Se quindi da questo punto di vista abbiamo raggiunto una sottospecie di equilibrio fra le parti, io per primo mi rendo conto che far comprendere il mondo dei videogiochi ad una persona che non ha mai avuto a che fare con ciò sia qualcosa di estremamente arduo, se non impossibile come nel mio caso.
Al punto tale che se anche nei primi anni cercai di portarla “sulla retta via” e giungendo in alcuni rarissimi frangenti a coinvolgerla con qualche titolo puccioso, per il resto fu un disastro totale che mi fece desistere completamente dal dividere con lei questa mia passione.

Sia chiaro, mai cercai di imporre nulla, ma essendo il videogaming un media adatto alla fruizione da più persone contemporaneamente, mi sarebbe piaciuto coinvolgerla maggiormente, ma visti i risultati preferisco andare avanti per la mia strada. E sticazzi.

Ciò che però ancora mi affascina è cercare di capire come una persona (che nel mio caso corrisponde alla moglie, ma che potrebbe essere tranquillamente un genitore, un fratello, un amico) che non videogioca possa concepire noi videogiocatori.

Cosa può pensare mia moglie di me che sto a volte per ore di fronte al televisore con un pad in mano?
Capirà cosa si può provare di fronte ad un videogioco? Capirà le sensazioni che i videogiochi riescono a trasmettere?

No.
Non credo proprio.

Perché nonostante viviamo sotto lo stesso tetto da 4 anni, ancora non ha capito che quando dal nulla mi sente lanciare un:
“MA PORCA TROIA!!!”
la sua immancabile domanda “Cosa c’è?” è sempre in agguato.
Ancora non riesce a capacitarsi del fatto che sia il videogioco a provocarmi ciò, ma (credo io) pensa che una persona sana di mente sia più probabilmente indotta a bestemmiare come un turco perché gli è caduta una tazzina di caffè, perché si è frantumata il dito del piede contro un mobile, per tutta una serie di motivazioni sicuramente più tangibili rispetto all’ennesima morte del mio Cavalier Romualdo di Dark Souls.

Non lo riesce proprio a comprendere.

“Cosa c’è Marco?”
“Niente Erica, sto giocando”
“ah.”

Noi videogiocatori siamo un popolo strano.
Ma è anche vero che le persone che ci circondano, se giungono ad accettarci per ciò che siamo, sono altresì popolo strano.

Forse popolo eletto.
Forse popolo condannato ad una vita di immotivati “Ma porca troia” provenienti dal salotto.

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Il Game Pass è il cancro dei videogiochi?

Beh? Mi sembra di aver scritto l’altro ieri l’ultimo articolo ed invece… Mi è nata ...

78 Più commentati

  1. Nerducoli inesperti, rispettate la masquerade.
    Mimetizzarsi fino a che non si presenta un candidato adatto alla nerdizzazione.
    Ci riproduciamo così da anni.
    Verrà il tempo del pad debole.

    Ma a parte citazioni che non capirà nessuno, in sostanza la vedo così: l’imbecille bigotto ritiene di sindacare sull’altrui passatempo, la gente più dotata d’intelletto si fa i cavoli suoi.
    A me la lirica e l’opera annoiano, per esempio, ma cavoli delle persone a cui piace.
    Una persona intelligente vedrà i videogiocatori come io gli ascoltatori di musica lirica: gente che si diletta con elementi che a me non stimolano, quindi non me ne interesso, quindi non capisco appieno, ma non giudico.

    Ergo la gente vede i videogiocatori come “altra gente”
    La gente stupida li veda come vuole
    Il pregiudizio, positivo o negativo, è una limitazione per chi ne è portatore.
    Io guardo e passo

  2. Quando al lavoro parlo di videogiochi con alcuni colleghi gamers vedo sguardi straniti da parte di chi eventualmente ci ascolta, effettivamente il discorso appare criptico se non hai mai giocato.
    Le donne sono quelle che solitamente rifiutano in toto qualsiasi cosa abbia a che fare coi videogiochi (ma anche di moltissime altre cose divertenti).
    In realtà me ne frego e vado avanti con la mia vita e le mie passioni rispettando quelle altrui.
    Non ho mai voluto spiegare il perchè una cosa, videogioco o altro, mi piace e appassiona ad una persona che ne
    è estranea, semplicemente evito di parlarne con chi non è coinvolto come me.

  3. é un discorso che si puó applicare a qualunque cosa.. non credo tu possa comprendere appieno, per esempio, ció che tua moglie prova sentendo la lirica.. o le emozioni che prova un appassionato di pc quando raggiunge un record di overclock… o almeno credo… sarebbe cosí per me :)

  4. Forse in questo siamo un po’ come un qualsiasi cinefilo. Parlare del film guardato la sera prima in TV è diverso dall’analizzarlo, eppure molti si limitano solo a discuterne. La stessa cosa accade nel gaming, con la differenza che il primo gruppo di persone (ovvero quello che discute di un film visto tanto per passare la serata) è moolto più piccolo nel mondo videoludico (il palinsesto della TV si è ormai integrato nella quotidianità e comunque basta fare il nulla per guardare un film), di conseguenza il tutto si riduce in un gruppo ridotto, formato da chi videogioca per ammazzare il tempo, e in un gruppo (ancor più piccolo?) che “analizza” il videogioco, lo vive.

    Dunque: già la nostra società vede in modo strano il Gaming, secondo me il colpo di grazia è dato da una fetta di popolazione relativamente bassa e la tenera età, sempre relativamente, di questa passione. La lirica è un classico, “intoccabile”…il gaming è nuovo, “strambo”. Le cose nuove ci sembrano sempre strane.

    Ps: ho avvicinato un po’ la mia ragazza con To The Moon e ora sta giocando Alan Wake…quasi quasi poi provo con Deus Ex: HR, che dite?:D

  5. Puttroppo il videogaming rimarrà sempre un passatempo un po chiuso nonostate oggi non sia piu come ieri è cosi….Non tutti lo comprendo e a non tutti piace questo porta o a smimuirlo o a ignrorarlo è un mondo chiuso,bisogna solo farci l abitudine tutto qui :D

    ps
    Il mio pg su darksouls si chiama riccardino Fuffolo

  6. bellissimo articolo Farenz! :)

  7. Ciao a tutti.
    Personalemnte credo che ogni passione possa essere capita solo ed esclusivamente da chi la vive. Per tutti gli altri è solo una cosa strana che un nostro strano amico fa. Pochi dei miei amici e parenti capiscono il senso di passare qualche ora la settimana davanti ad una tv con un joypad in mano, e men che meno capiscono i numerosi “smadonnamenti” che accompagnano queste ore. Così come io non concepisco cosa possa portare alcuni dei miei amici a farsi decine di chilometri di strada la sera per andare a ballare latino-americano in quel tot locale perchè là si balla bene. Ognuno vive le proprie passioni senza voler capire quelle degli altri e va bene così. Poi ci sono passioni più discriminate che altre e se uno le segue, soprattutto ad una certa età, viene etichettato come strano quando va bene, sfigato nella maggior parte dei casi.

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