Maledetta esperienza

22.1.0.r#esperto

Se mi seguite su twitter sul mio account @AngoloDiFarenz avrete intuito dai miei ultimi cinguettii che il gioco che sto affrontando in questi giorni è Donkey Kong Country Tropical Freeze.
Devo recensirvelo?
Bel gioco.
Credo possa bastare.

Non per screditare l’ultima avventura dello scimmione nintendaro, ma star qui a sprecare caratteri su caratteri per dire quanto sia figo ‘sto gioco e di quanto la gente prima di mettersi in bocca frasi come “Nintendo fa giochi per bambini” dovrebbe imparare a tener chiusa quella cazzo di bocca, beh… diciamo che non voglio farvi perder tempo.

Donkey Kong però mi ha dato un’occasione per mettere in tavola con voi un elemento di cui tutti abbiamo un’accezione positiva: l’esperienza.
Ma siamo sicuri che sia sempre così?
Vi faccio un esempio molto banale.

La maggior parte di noi ha “diversi” anni sulle spalle.
La maggior parte di questi anni sono trascorsi con un pad tra le mani.
Se non si trattava di un pad, era un altro aggeggio che dava piacere.

Collezionare ore ed ore in maniera più o meno continuativa ad una particolare attività, ci porta in genere a poterci definire “esperti”. O comunque ad accumulare inevitabilmente esperienza.
Siamo esperti in videogiochi, esperti nella masturbazione, esperti rompipalle in rete.
Se guardo la mia particolare condizione, ho sempre reputato la mia abilità videoludica piuttosto nella media, ma l’unico genere in cui mi trovo maggiormente a mio agio è proprio quello dei platoform, proprio perché si tratta di un “settore” che spulcio fin da tenera età.

Grazie a tutta questa esperienza guadagnata nei platform (forse anche a causa del fatto che un buon 70% di essi sono figli di mamma Nintendo) mi rendo conto che nei vari Super Mario di questi ultimi anni e ancor più in questo Tropical Freeze mi rendo conto che molto spesso mi capita di “leggere”, passatemi il termine, un livello in maniera non comune.
Lungi da me farmi passare come nuovo Neo di Matrix, ma non vi nascondo che mi risulta piuttosto semplice capire dove i game designer abbiano voluto inserire gli accessi ad aree segrete o come abbiano escogitato le maniere più stravaganti per uccidere un boss o per recuperare un collezionabile apparentemente irraggiungibile.

Ciò cosa comporta?
Risvolti positivi sicuramente (quanto sono figo, quanto muoio poco – tzè – in un gioco, ecc), ma non solo.
Provo una notevole perdita di quell’atmosfera – passatemi il termine – esplorativa che si può benissimo far ricondurre anche al genere dei platform.
Sì, vengo messo alla prova, ma solo a causa della difficoltà generale e dalla cazzutaggine di certi mostroni, ma la quantità abnorme di vite perse in passato nel tentativo di scoprire i segreti del gioco, oggi è di sicuro mitigata.

Anche a voi capita ciò?
Fate esempi concreti.
Non rispondete “sì, dopo 10 anni passati sugli fps, ora mi sono rotto il cazzo”.

farenz2

 

 

 

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54 Più commentati

  1. Nulla di strano, secondo me.

    Come a te capita per i platform a me capita per gli jrpg ( o meglio capitava, visto la moria generale) che sono in ogni caso più complessi, strutturalmente. Intuisco a volo l’elemento nemesi di una creatura, la localizzazione di forzieri e segreti ed una marea di dettagli che sfuggirebbero alla maggior parte dei videogiocatori privi della mia esperienza.

    Al contempo, detestando i platform, dammi un Mario qualsiasi e non scoprirò nulla di nulla, ma mi trascinerò livello dopo livello per inerzia.

  2. Io so’ solo che e’ da due settimane che mi sono messo in testa di acquistare questo titolo perche’ dalle recensioni e video visti mi sembra validissimo,io trovo l’esperienza concreta nei giochi di basket targati 2k,che sin dal primo titolo cestistico di questa SH che acquistai per dremcast,ogni anno mi tirne incollato allo schermo e mi rendo conto di come l’esperienza negli anni ha migliorato il mio modo di giocare a questo gioco!

    • Poi a mio modesto parere l’effetto esperienza non e’ poi così’ applicabile a tanti generi perché bene o male si sono evoluti tanto,io come ho detto ho trovato questo riscontro nei giochi di basket targati 2K sports.
      Esiste anche l’effetto “dove siamo finiti” quando ho visto la “revisione” di topolino caste of illusion su ps3 dopo ore ed ore passate su megadrive ma questa e’ un altra storia.
      Comunque nonostante ci sono ancora tanti titoli,soprattutto Nintendo che ti regalano il feeling del passato e dove le tue’ abilita’ regresse si vedono e si concretizzano in game…

  3. I giochi in generale stanno diventando sempre piú ripetitivi,non solo per la staticitá dei game designers ed il loro attenersi a schemi sempre\spesso uguali ma anche perché facendo una cosa centomila volte é normale che la si impari.
    Hai 30 anni?Avrai giocato non so quanti platform e prevederai spesso ció che sta succedendo. Normalissimo credo.

  4. É anche questo ‘appiattirsi’-passatemi il termine- dei videogames che insieme al fatto che non ho piú 15 anni e non ho materialmente il tempo libero che avevo prima che mi sta un pó facendo passare la voglia di continuare a giocare.

  5. L’esempio più comune inerente alla tua esperienza che mi viene in mente, è quello dei film/giochi horror.
    In quel caso però, credo che il tutto sia dovuto ad una certa mancanza di immaginazione di chi produce il gioco/film, e non alla “mente superiore” di chi ne usufruisce.
    Quindi ti “rimpasto” la domanda: hai mai pensato che tutto ciò accada a causa del level design ormai sempre più simile fra un gioco e l’altro, piuttosto che alla tua effettiva esperienza?
    Io amo i platform, ma ne ho giocati una quantità abbastanza infima… (una trentina in vita mia, più o meno) eppure in giochi come ad esempio Donkey Kong Country Returns, ho scoperto il 90% dello scopribile senza fare la minima fatica, solo giocando alla prima run.
    E no, non ho giocato altri Donkey Kong prima di questo episodio.
    In linea generica, quando vedevo un angolo che non sembrava proprio “chiuso” sul muro, o qualche piattaforma non proprio dritta come doveva essere, andavo a guardare e… bam! Collezionabile.
    Con questo non voglio dire che quelli di Nintendo non abbiamo più l’immaginazione di una volta, è solo che per quanto riguarda questi “segreti”, sto notando sempre più spesso che più o meno in tutti i giochi e generi, le cose sono nascoste sempre alla stessa maniera o comunque in modo molto simile.
    Per quanto riguarda la bravura in platform come Donkey Kong, credo sia più una questione di riflessi e “confidenza” con il pad a fare la differenza, più che l’esperienza.

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