Ve lo dico subito, così siete già avvisati e non andrete ad appendervi alla sottana di mammà in lacrime.
Questo articolo NON parla di videogiochi. Vi ho avvertiti.
Ma più che un articolo forse dovrei parlare di una riflessione.
Una riflessione su un’altra mia passione, forse un po’ meno viva rispetto a quando ero un ragazzone, ma comunque presente senza ombra di questione.
Sì, la smetto con gli -one.
Tutto è nato da un pensiero partorito sabato sera della settimana scorsa, quando mi trovavo ad un concerto al PalaBam di Mantova.
Forse la sera meno indicata per assistere ad un concerto. Coincidenze.
Faccio a meno di dirvi che il concerto era di Max Pezzali.
Ridendo e scherzando credo di aver partecipato ad almeno 7-8 concerti di Max, in compagnia di mia moglie. Qualcuno mi direbbe “E ne vai pure fiero?”
No, non ne vado fiero come se avessi scoperto il vaccino per l’AIDS, ma chi mi pone questa domanda può tranquillamente sorseggiare un tè intingendo il mio scroto a mo’ di infuso.
Vado ai concerti di Max da anni sia perché piace a me, sia perché mia moglie lo adora, sia perché entrambi ci divertiamo.
Non sarà sicuramente lo scopo principale di un concerto, io e Viperfritz ci siamo già scannati diverse volte riguardo questo argomento, ma personalmente reputo che ad un concerto, specialmente di un (quasi) mio concittadino, io ho bisogno anche di ciò. Godere sì della musica, ma anche bisogno di divertimento.
E come mi succede sempre con i concerti di Max, un paio di anni fa mi è capitato di divertirmi molto anche ad un concerto di Jovanotti, artista che non ho mai seguito particolarmente ma si sa… per far felice la donna, andiamoci ad ascoltare anche le tafche piene di faffi.
Ma sabato sera mi è venuto un dubbio mentre ascoltavo le canzoni di Max.
Il concerto è durato circa due ore e mezza.
Per pura combinazione era anche il compleanno di Max, che imbarazzato si è pure beccato un “Tanti auguri a teeeee, tanti auguri AAA te”, in un tripudio misto fra l’infantile e il gay.
Esattamente come piace a me.
In quel lasso di tempo, ipotizziamo una scaletta composta da 20-25 canzoni.
Parte con 2 o 3 dell’album nuovo.
La gente canta, non si muove.
Si prosegue con una serie di “ballate pezzalesi” classiche, la gente canta più forte, ma in pochi si muovevano (a parte quella tarantolata del cazzo che avevo di fianco).
Parte “Rotta x casa di Dio”.
Si prosegue con “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”
“Sei un mito”.
Cristo, il PalaBam stava per collassare.
Si canta, si urla, si salta tutti insieme facendo invidia a Repetto.
Si ricomincia con un paio di canzoni del nuovo album, Astronave Max.
Il gelo.
Sì, per carità.
Quelli in prima fila canterebbero anche il codice fiscale di Pezzali.
I singoli passati in radio vengono riconosciuti e canticchiati, ma senza mai fare il botto.
Si riprende con “La regola dell’amico”, con “La dura legge del gol”, con ormai malinconiche scene sul maxischemo tratte dai Mondiali 2006.
Tristi frammenti di un’Italia calcistica che vergognosamente non esiste più ma che è ancora in grado di innalzare patetici “Poooopopopo po po poooooooo”, dimenticantosi di SudAfrica 2010 e Brasile 2014. So sad.
Il concerto va avanti con questa alternanza fra brani arcinoti del cantante di Pavia, in grado di provocare sismi del 7° grado della scala Mercalli, a canzoni recenti, poco assimilabili dal pubblico e piuttosto “raffreddanti”.
Ora, domanda stupida, mi chiedo… perché?
Certo, si cerca di far conoscere i brani nuovi e di vendere qualche disco in più… come se in Italia gli artisti guadagnassero ancora dalla vendita del cd.
Ma visto che ormai la fonte di maggior guadagno per un cantante consiste nell’esibizione live, perché non si pensa anche a ciò che la gente davvero vuole?
Se mi proponessero un contratto in cui per 30 euro all’anno vado a vedere un concerto di Max in cui mette in scaletta le solito 20 canzoni storiche, firmerei. Sicuramente.
Ed ora mi metto nei panni di Pezzali, che ormai all’età di 48 anni pesa la metà del sottoscritto.
Se io lasciassi quasi inebetiti i miei fan coi nuovi pezzi e mi rendessi conto del feedback positivo solo con le canzoni scritte 20 anni fa, un po’ mi prenderei male.
Lasciamo perdere il discorso economico, quindi evitate frasi del tipo “sì, che je frega? con quel che guadagna può riprendersi alla svelta da tali pensieri”. E’ vero, per carità.
Io però mi chiederei che senso avrebbe continuare a scrivere canzoni (sulla cui qualità non mi esprimo) sapendo che comunque la gente viene al Palabam per l’Uomo Ragno?
Se ci pensate, non credo sia poi così piacevole.
E se ci pensate meglio, il mio pensiero riferito a Pezzali e agli 883 credo possa essere esteso anche alla maggior parte dei gruppi in circolazione.
**** Cough cough*** VASCO **** Cough cough***
Col tempo la fase creativa è destinata ad ottenebrarsi sempre di più, oppure è “colpa” della gente che si innamora di te per un qualcosa che hai prodotto eoni fa e non è più in grado di poter apprezzare qualcosa di diverso da ciò?
Prima ero infatuato, ora che sono a conoscenza che anche tu sei un Fan del MAX, penso di essere innamorato.
Farenz credo che tu abbia descritto la situazione molto bene.
Non sarò uno di quelli che ti prende per il cu** perchè vai ai concerti di Max Pezzali, per me c’è di molto molto molto molto peggio in giro, almeno lui ha la faccia da bravo ragazzo e fà musica tutto sommato orecchiabile e piacevole, meglio lui sicuramente che alcuni che fanno musica per esaltati e si aspettano pure di avere successo manco fossero i nuovi Albano, Celentano o Gianni Morandi.
Sul successo di un Artista, io fatico a ricordare le canzoni di Max Pezzali, a parte Hanno Ucciso l’Uomo Ragno e Lo strano Percorso (mi pare si intitolasse così), ma è una cosa normale che un artista abbia cmq alti e bassi, salvo pochissimi mostri Sacri, Vasco Rossi, Zucchero, Ligabue, agli albori facevano pezzi davvero da triturarsi le palle, adesso sono diventati commerciali.
Nel mio piccolo ho visto il concerto di Emma Marrone a Paestum (SA) nell’agosto del 2012, all’epoca mi piaceva molto, ora non la sopporto manco se la vedo su You Tube e poi nel 2008 andai a Parigi a vedere il concerto di Alizeè, poi annullato data la scarsa affluenza di pubblico….andai con un gruppo organizzato nell’ormai defunto forum italiano di Alizeè, non vedemmo il concerto 40 euro andarono a putta**, ma almeno visitai buona parte di Parigi.
È la “dura legge del rock”. Di qualsiasi band, sono sempre meglio i dischi vecchi.
Comunque sia, i musicisti sono sempre legati alle loro generazioni musicali ed è indubbio che il buon pezzali è legato alla nostra e ai suoi dischi storici.
Scrive dischi nuovi per una serie di buoni motivi: se è un musicista ha la voglia di scrivere pezzi e ama cantarli dal vivo, che piacciano o meno. Un nuovo disco significa nuovo tour e ..’Soldi.’diritti SIAE per i pezzi in radio e al bar, e soldi da spotify ed Apple Music che avranno sicuramente un contratto con la casa discografica. Anche quella è importante, quando si firma di solito sul contratto scrivono quanti dischi devi fare in tot anni.
Ma sai che la “dura legge del rock” per me è vera, ma conosco moltissime eccezioni?
La prima che mi viene in mente è sicuramente Californication dei RHCP, che reputo tuttora il miglior album mai creato dalla band.
Stesso dicasi per Scenes from a Memory dei DT, un disco non recente, ma nemmeno fra i primi.
Farenz, l´esempio dei DT é relativo. Metropolis Pt.2 non é tra i primissimi album, ma fa parte ancora del primo periodo della band, essendo legato ad Images and Words. Dopo quello, a parte Six Inner il resto é veramente roba imbarazzante. Lo stesso dicasi per Californication. Era l´album del rientro di Frusciante ed il canto del cigno della band. Dopo quell´apice solo un profondo imbarazzo. In realtá, piú che confronto tra i primi lavori ed il resto, il confronto va fatto tra la prima parte di carriera in cui si da´creativamente di piú, ed il resto. Poi ci sono artisti che smentiscono questa dinamica, ma sono effettivamente pochi.
Personalmente mi romperei le palle nel sentire sempre i soliti classici, ho visto gli Iron Maiden nel 2006 per il “A Matter of Life and Death Tour”, allora il loro ultimo album dove lo hanno riproposto per intero più 5 classici, scelta che ha diviso i fan ma che io ho apprezzato, significa mettersi in gioco, significa non vivere di gloria passata, perché un artista suona anche per se oltre che per il pubblico.
È vero, i maiden hanno avuto le palle… Peccato che poi abbiamo fatto 3 anni di maiden england con solo classici e fear of the dark…. Purtroppo… Spero bene con book of souls
Secondo me confondi il piano dell’autore con quello del pubblico.
Tutti gli artisti hanno un picco nella loro carriera, ma ciò non significa che da lì in poi debbano sedersi e appendere le scarpe al chiodo.
Anzi, magari proprio alla sua età può vantare una certà maturità che gli permette di scrivere canzoni più personali, forse meno apprezzate dal pubblico, ma che scaturiscono dalla sua ispirazione artistica e che rispondono più a una sua voglia che ad andare incontro al gusto dei fan. Senza considerare che poi il successo è un intricato miscuglio di variabili sociali e culturali difficili da comprendere, spesso slegate dall’opera in sè. (Van Gogh insegna)
Un esempio riguardante un famoso divulgatore scientifico/ autore di libri: Richard Dawkins.
Tanti anni fa scrisse “Il gene egoista”, uno dei più famosi testi riguardanti la correlazione tra la vita e i geni: un successo planetario. Nel tempo ha scritto (e continua a scrivere) altri saggi, ma come lui stesso ha dichiarato (cito a memoria): “Quando presento un nuovo libro tutti i presenti fanno la fila per farsi autografare… “Il gene egoista”.
Questo per dire che il successo e la fama a volte sono circoscritti ad un determinato periodo/opera, ma non per questo una volta toccato l’apice uno debba chiudere bottega.
Sono d’accordo studentesso.
Però in questo caso specifico, io parlo dalla parte del pubblico.
Nessuno vieta a Pezzali di appendere le scarpe al chiodo, anzi…
Dal punto di vista però dei concerti, credo sia indubbia una maggiore propensione da parte della gente a sentirgli cantare “Come Mai” piuttosto di una ballad sicuramente meno apprezzabile dall’ultimo album.
Questo avviene perché L’autore Vuole continuare ad esercitare il suo mestiere, sia perché non si può vivere di “rendita”, ergo fare sempre Tour con quelle canzoni. Inoltre, non so quanta popolarità potrebbe avere se non facesse più niente. E’ esattamente come le pagine di Facebook (un esempio un po’ del pero, me ne rendo conto) C’erano pagine Facebook che proponevano sempre le stesse cose, ma che erano indietro nel tempo, e gente che invece si evolveva, quindi poteva sopravvivere. Inoltre, producendo nuovi album alimenta intorno a se pubblicità diretta per il disco e per i tour e pubblicità indiretta per le sue vecchie canzoni.
Io credo che un cantante, o un gruppo in generale, venga ricordato per le canzoni che l’hanno reso famoso. Non importa se dal punto di vista musicale o “del testo” fossero mediocri, quelle canzoni hanno fatto conoscere al pubblico il cantante o il gruppo e, se sono state del giusto impatto, l’hanno fatto diventare famoso. Tutte quelle che sono venute dopo possono essere state dei successi o meno, ma il pubblico resterà sempre appassionato maggiormente alle prime canzoni, perché sono quelle che di solito hanno distinto un cantante o un gruppo da tutti gli altri.
Per quanto riguarda il fatto di suonare anche le canzoni nuove nei concerti, credo che non sia solo il cantante a decidere la scaletta, cioè credo che ci siano anche degli accordi con la casa discografica che ha prodotto il disco su quali e quante canzoni nuove debbano essere proposte in concerto.
Un conto è dire “al concerto ci si spacca con le canzoni più celebri”, un altro è dire “un artista viene ricordato per le canzoni che l’han reso famoso”.
Prendiamo un Vasco Rossi a caso.
Le canzoni che l’hanno reso famoso ricoprono un periodo di tempo di almeno 20 anni, perché è questo il periodo di massima creatività del cantante di Zocca.
Poi che la gente ai concerti cominci a pogare con “Ti prendo e ti porto via”, gente vista coi miei occhi fra l’altro, è tutto un altro discorso. E consentitemi anche un Porto Mio.
No aspetta, io con “canzoni che hanno reso famoso un artista” non intendo le canzoni più conosciute o che hanno avuto più successo, ma proprio quelle canzoni per cui prima di esse il cantante non era conosciuto (a livello nazionale/internazionale) e dopo di esse è diventato famoso e quindi le sue canzoni sono state trasmesse in radio/tv, ha cominciato a fare concerti di spessore ecc. Non conosco Vasco Rossi fino a quel punto, ma non credo che gli ci siano voluti 20 anni per diventare famoso, ecco.
Io in effetti sono rimasto legato agli LP dei primi anni ’90. Ricordo innumerevoli poeriggi passati ad ascolare l’album Nord Sud Ovest Est mentre facevo le tavole di educazione tecnica. Non ho più seguito gli 883 da allora, anche se qualche chicca come “La regina del celebrità” (si chiamava così?) o “Grazie Mille” del ’99 l’ho apprezzata molto.
Non sono al corrente di quali canzoni abbia partorito negli ultimi anni il nostro bel pelatone, l’ultima che ricordo è “Secondo Tempo”, ma la domanda che mi sorge spontanea è: se già nel 95 ascoltavo canzoni di Max TOTALMENTE nostalgiche e drammatiche (nessuno si ricorda “Cumuli”?), e lui aveva soltanto 26 anni, adesso cosa canta? “La vita è finita”?
Aprrezzo Max eh, ma c’è troppa amarezza nelle sue canzoni. E la cosa che mi dispiace (per lui) è che c’è sempre stata sin da quando egli era molto più giovane dal me stesso di oggi, che mi vede per nulla triste per “il tempo che fu e che mai piu’ ritornerà”, ancora desideroso di fare un sacco di cose e che per niente si sente vecchio. Non prendete esempio dal Max, potete essere giovani tutta la vita. Dipende da ciò che avete in testa.
Vabbè ma canterà pure quello che vuole eh :’D
Quel che tu chiami amarezza io la chiamo maturità.
Vedi l’ultimo singolo/video “Niente di grave” in cui si rivolge direttamente al figlio di 5/6 anni.
La gente invecchia, matura.
Poi non ti nascondo, come ho scritto nell’articolo, che vado ai concerti per sentirlo parlare di feste mai raggiunte senza la compagnia di fidanzate, troie né mogli…
Tu la chiami amarezza, ripeto, ma la sua condizione “amara” è molto più vicina a quella che dovrebbe essere la nostra età.
si ma lui già a 26 anni raccontava con nostalgia ed amarezza le sue vicende passate. Non è maturità secondo me, ma non sapersi godere il presente. Non si può vivere nel passato. E Max invece lo fa da sempre.
Non si può vivere nel passato.
“Io in effetti sono rimasto legato agli LP dei primi anni ’90. Ricordo innumerevoli poeriggi passati ad ascolare l’album Nord Sud Ovest Est mentre facevo le tavole di educazione tecnica.”
Ma non li rimpiango per niente. Non ho di certo nostalgia di quei pomeriggi.
“Non c’è storia in questa città
nessuno si diverte e mai si divertirà
lascia perdere tutta questa gente
e non credere di te non importa niente
Sono sempre pronti a giudicare tutto quello che fai
come ti vesti e con chi ti incontrerai
ma non te la prendere loro sono fatti così
devi solo credere
che un giorno te ne andrai di quì”
Si lo so, il mio commento c’entra poco con l’articolo
Non si può vivere nel passato, ma sai chi lo fà?
Chi pensa che la propria vita faccia cagare al caxxo, ed enfatizza ciò che gli altri fanno e dicono, quando spesso non è così.
Commento che c’entra poco con l’articolo.
Ho solo una domanda:
quando parli di sorseggiare un tè intingendo il tuo scroto a mo’ di infuso, è per paragonare le 2h30′ di concerto con l’immergere le palle nell’acqua bollente????
“Ma visto che ormai la fonte di maggior guadagno per un cantante consiste nell’esibizione live, perché non si pensa anche a ciò che la gente davvero vuole?”
Perchè Farenz è un tuo pensiero, e perchè altrimenti i concerti sarebbero tutti uguali anno dopo anno, e dopo 4/5/6 volte che ascolti SEMPRE la stessa scaletta ti rompi il cazzo.
“Col tempo la fase creativa è destinata ad ottenebrarsi sempre di più, oppure è “colpa” della gente che si innamora di te per un qualcosa che hai prodotto eoni fa e non è più in grado di poter apprezzare qualcosa di diverso da ciò?”
La colpa è dei particolari momenti della vita in cui ti leghi ad un determinato artista, è che rendono determinate canzoni nostalgicamente belle.
Detto ciò Farenz, permettimi di dire che hai fatto davvero un articolo del cazzo per il semplice fatto che non hai considerato la componente principale di un artista: appunto l’essere artista.
Il musicista non è un operaio in fabbrica a cui sta bene svolgere lo stesso compito per quarant’anni. Il musicista sente l’impulso di creare sempre qualcosa di nuovo, di mutare e di evolversi, e nonostante la gente canti a squarcia gola solo i vecchi pezzi, ciò non toglie che possa sempre produrre, non è detto ma può accadere, quando meno te lo aspetti qualcosa di altrettanto valido. La vena creativa può scemare in determinati momenti della vita ma l’ispirazione non si comanda, può arrivare in qualsiasi istante. Poi il fatto che tu possa non percepire quello stesso feeling empatico degli anni d’oro, il problema è solo tuo, magari a qualcun’altro piacerà, o magari no, ma l’artista lo farà sempre e comunque per se stesso prima di tutto.
Aridaje.
Ma ho per caso suggerito di interrompere la vena artistica di un autore?
Io parlavo dal punto di vista del pubblico AI CONCERTI.
Consentimi anche di non essere d’accordo riguardo il “dopo 4,5,6 concerti, la gente si rompe il cazzo”.
Fai mente locale.
Quante sono le persone che vanno per più di 6 volte ad un concerto dello stesso artista?
Non riesco a capire quale sia il problema sinceramente. Cioè da quello che hai detto non mi sembra che non abbia suonato i suoi classici per proporre un repertorio nuovo.
Se un musicista pubblica un nuovo album è normalissimo che riproponga diversi pezzi tratti da quest’ultimo per una serie di ragioni: primo per desiderio di suonare i nuovi pezzi, che per un musicista sono un po’ come dei figli. La voglia di presentarli e farli conoscere è tanta. secondo per pubblicità al nuovo album per invogliare all’acquisto chi ancora non lo ha preso cercando di far rivalutare in sede live pezzi che rendono meglio rispetto alle versioni studio, terzo per rendere più vari i diversi tour che si susseguono e invogliare la gente ad andare all’ennesimo concerto proponendo uno spettacolo diverso.
Dunque come hai detto oramai non si campa più sulla vendita degli album, ma solo sui concerti. Benissimo, è giusto. Allora dovrebbero essere proposti ai concerti solo i pezzi amati universalmente dai fan. Bene, ma come hai detto tu, chi segue per più di sei volte il concerto di uno stesso artista? Se fosse così allora non pensi che dopo 3/4 tour uguali ai concerti non ci andrebbe più nessuno?
Credimi siamo in tanti ad assistere a molti concerti dello stesso cantante/gruppo, ma lo facciamo quando in effetti la proposta musicale cambia.
Credi che andrei a vedere i Dream Theater ogni volta che vengono in Italia se mi proponessero sempre la solita scaletta? Loro sono l’esempio perfetto di come un artista invoglia a seguire i propri concerti proponendo sempre qualcosa di diverso. E fino a qualche anno fa proponevano scalette diverse all’interno dello stesso tuor tanto che diverse persone assistevano a più concerti di seguito.
Ora tralasciando questo esempio un po’ estremo se vogliamo, il fan di un determinato artista è invogliato a seguirlo dal vivo più di una volta se non gli viene riproposta la stessa minestra riscaldata.
Come non la devo fare io, anche tu non fare di tutta l’erba un fascio.
Ricordo l’anno in cui andai ad un concerto di Vasco e venne sobissato di fischi perché non voleva fare Albachiara.
I dream theater sono da lodare per questo. Però hanno un pubblico non proprio di casualoni (o poser) e possono permettersi questa scelta.
Su Farenz siamo seri, ma davvero vorresti avere concerti tutti uguali tra loro? Davvero credi che la gente dopo un po’ non si stuferebbe e si avrebbero palazzetti mezzi vuoti? Sono d’accordo con il proporre solo i classici in tour dedicati una tantum, come hanno fatto i Maiden nel 2008 se non sbaglo con il Somewhere Back in Time tour dove proponevano solo classici degli anni 80, e quel tuour sai perchè ha fatto il botto ancor più degli altri? Appunto perchè è stato un evento una tantum, quasi unico, ma se tutti i loro concerti fossero impregnati solo su quella scaletta, sai che palle. Pensa ad un gruppo come loro che ha talmente tanti di quei cavalli di battaglia che riempirebbero tranquillamente una scaletta di un paio d’ore, ma secondo te perchè non lo fanno allora?
Per i motivi sopra citati.
E sinceramente trovo sterile la polemica dei fan che non vedono proposta Albachiara, perchè sono convinto che in quello stesso concerto Vasco di classici ne abbia fatti a bizzeffe o correggimi se sbaglio.
Sono pochissimi i gruppi che propongono setlist diverse ad ogni concerto. Io credo che gli artisti vorrebbero proporre i nuovi lavori live, ma sanno che se non fanno i successoni dal vivo ci andrebbero solo i fedelissimi. E quindi no money. Ma in fondo va bene così, accontentano sia gli accaniti che i “casual” .
Artisti o non artisti, concerti ripetuti o non ripetuti, a loro non interessa un caxxo di noi.
Potrebbero lanciare messaggi ad una generazione che ormai tra: facebook, instagram, droga, zoccole, valori umani che sono andati a putta**, politica – economia che non c’è un lavoro manco a pulire i cessi, invece fanno le loro canzonette del caxxo per la massa, perchè a loro interessa solo la grana, o la pappa come la vogliamo chiamare.
Secondo voi sono meglio i primi pezzi di Vasco Rossi e di Zucchero o quelle porcate che fanno oggi??
Bell’articolo.
Personalmente, non sono un grande estimatore di musica italiana, però Max Pezzali ha fatto un po’ di canzoni che ho in effetti apprezzato – anch’io faccio parte dei nati nei gloriosi anni ’80…
Riguardo alle tue domande, onestamente io ritengo che la prima sia poco razionale, non é possibile lasciar perdere il fattore economico. In altre parole, a mio parere, é PURAMENTE il fattore economico a giustificare l’insistenza nello scrivere canzoni; questo, almeno per certi cantanti, che vedono l’età media del proprio pubblico crescere di pari passo con la loro.
Per quanto riguarda la vena artistica, no, non é vero che debba spegnersi, anzi. Credo che gli “artisti” (ci sarebbe parecchio da discutere su questo vocabolo) più dedicati (e di talento) abbiano avuto successo con uno certo stile, l’abbiano sfruttato senza abusarne ed abbiano poi sperimentato altro, senza azzardi eccessivi ed eventualmente espandendo il pubblico, quindi tenendosi la fetta di fedelissimi e catturando anche nuovi ascoltatori.
Io penso che ogni cosa si fa anche a suo tempo,certe canzoni sono figlie del periodo temporale e dell’età del cantante.
Ti immagini max pezzali che oggi crea una canzone come ‘hanno ucciso l’uomo ragno ” o Cremonini che esce con il singolo “vespa 50 “….
Sarebbero al limite del ridicolo….
Di max pezzali non apprezzo il fatto che non sia riuscito a maturare come cantante e autore;al contrario di alcuni che si sono evoluti mantenendo una certa qualità di musica.
Mi fa simpatia max,ma purtroppo come cantante per me ha chiuso…un po’ come quei cantanti alla Pooh che possono riproporre i soliti brani del passato,per attirare a se qualche applauso più di nostalgia che di altro.
Farenz, ma se uno scrivesse un articolo simile su di te, magari dicendo: “oh, sono andato al mantova comics e farenz sul palco non ha fatto la gag di Aziz o quella di giochi mezzo recenti del gamestop, non ha gridato DIIIOOOOOO!!! nemmeno una volta! uffa”.
Come la prenderesti? :D
Anche io sono stato ad un concerto di Max a Mantova, e mi ci sono ritrovato tantissimo nelle sensazioni del tuo articolo, infatti mi ricordo di aver “subito” il nuovo album come una forzatura anche nella settimana prima del concerto, come se fosse un nuovo libro scolastico da studiare per arrivare pronto all’esame del concerto. ovviamente non mi sono goduto affatto le nuove canzoni come le vecchie. Credo che purtroppo sia fisiologico.
sono stato al concerto di Max neanche un mese fa anche io; guardandomi un po’ intorno durante le canzoni nuove (che non conoscevo) ho notato che la gente usava quei momenti per condividere su fo o wup i video di quelle + famose…
cmq a quel concerto mi sono divertito da morire!
nel tour promozionale del cd, l’artista è costretto a cantare canzoni dell’ultimo album, altrimenti farebbe solo tour di greatest hits e basta.
un paio di anni fa mi è capitato di assistere a un release party album di un gruppo e lì l’effetto che hai visto era più che amplificato: sulle canzoni nuove ci si muoveva, ma non era niente di paragonabile alle canzoni vecchie.
quest’anno mi è ricapitato di sentire lo stesso gruppo live e quando ha fatto le canzoni del penultimo cd (quello del release party per intenderci), la gente è esplosa e tutti saltavano e ballavano come pazzi!
basta dare tempo al tempo: solo il tempo e il tour consegnerà la canzone nel gota dei pezzoni, o farà cadere nel dimenticatoio.
Ciao Farenz!! Quella che hai espresso tu è una constatazione valida, rimanendo nel campo musicale, a tutti quegli artisti con almeno 10/15 anni e 3/4 album alle spalle: da una parte ci sono i fan di vecchia data che, o continuano a seguire ed apprezzare l’artista oppure hanno cominciato a schifarlo nel caso in cui questi avesse cambiato stile/genere, fossilizzandosi quindi sulle canzoni vecchie; dall’altra ci sono i neofiti, che lo conoscono inizialmente solo attraverso le canzoni più famose, che solitamente sono quelle più vecchie, perché lo hanno reso famoso, spesso limitandosi a quelle (vedi chi dice di apprezzare i Guns n Roses conoscendo solo Don’t cry e November Rain, mentre queste due canzoni sono solo eccezioni al loro genere). Poi, al giorno d’oggi siamo in un periodo in cui di un cd si ascolta e scarica il brano pubblicato e stop, mica si compra la propria copia! Quindi ai concerti vedi la gente fredda sul 90% delle canzoni nuove perché non le ha nemmeno ascoltate.
In ogni caso, non credo sia una regola: anche le canzoni ora considerate storiche, durante il tour di lancio erano una novità poco considerata e che viene assimilata nell’arco di 2 o 3 tour (come esempio posso portarti Stalight di Slash feat. Myles Kennedy: era nel primo album da solista di Slash ed al tour di lancio, nel 2010, è stata poco considerata, mentre quest’anno l’hanno cantata quasi tutti).
Poi c’è un’altra eccezione: gli artisti musicalmente nati prima dell’Internet 2.0 (cioè del download facile) sono quelli più colpiti dalla sindrome del “vecchio è meglio”, perché all’epoca o si comprava il disco o niente, quindi molti col passare degli anni hanno smesso di seguire quei gruppi, mentre ora carichi il video del brano di lancio del nuovo disco su youtube e fai milioni di visualizzazioni (vedi Adele).
Infine c’è da contare la pigrizia delle persone: chi glielo fa fare di andare a recuperare una discografia di 10/20 album??
Per concludere questo muro di testo, credo che il tuo discorso si possa applicare anche al mondo dei videogiochi: spesso si dice che una nuova IP o un nuovo capitolo di una serie sia peggiore dei quello precedente senza motivazioni valide, ma semplicemente dicendo che quello vecchio è strafigo e migliore in tutto, mentre è probabile che siano passati troppi anni per poter ricordare bene come fosse quel vecchio capitolo.
Tieni conto anche del pubblico che va vederlo. Probabilmente non ci saranno molti musicisti e appassionati veri e propri di musica, quindi non è neanche nel loro interesse scoprire qualcosa di nuovo e interessarsi più di tanto. Il ragionamento è max pezzali = hanno ucciso l’uomo ragno (e le altre solite). Questo sommato alla qualità non proprio eccelsa delle canzoni provoca l’inevitabile gelo.
Riflessione interessante. Si potrebbe traslare mettendoci come pratogonisti i “personaggi” della rete?
Secondo me la gente che si lega ad un cantante lo fa nel periodo dell’adolescenza.
Quelloc he senti lì per motivi di crescita, esperienze nuove ecc ecc è ciò che ti rimane maggiormente dentro, in un po’ tutte le cose, ma per quello canoro ancora di più.
Max alla fine è un cantante per la generazione a cavallo tra anni ’80 e ’90, gente che l’ha conosciuto quando aveva quell’età e cui spesso viveva le situazioni delle sua canzoni.
Oggi siamo tutti più grandi, non facciamo più quelle esperienze nuove cui abbiamo bisogno di sentirle vive anche in qualcun altro tramite canzoni.
Per me la maggior parte dei problemi è questa, oltre al fatto che spesso un cantante fa il maggior boom di qualità nel periodo di maggior successo e poi tendenzialmente (non tutti) rimane famoso e conosciuto grazie a quello, senza riuscir più a regalare le stesse emozioni, anche perchè il primo è il cantante o musicista come si preferisce, che deve essere in un periodo in cui vive molte situazioni per dare il meglio di se. (non sempre, ma se non sei un super mega fenomeno musicale, spesso credo sia così).
Mi sento di quotare S1lent17, tranne rarissimi casi di successi intergenerazionali tipo Queen, U2, Pink Floyd il grosso dei gruppi/cantanti ha un suo bacino di fans che manterranno a vita e che vogliono ascoltare i loro grandi classici. Ad esempio ogni volta che vengono in Italia vado a vedere i Depeche Mode e mi esalto soprattutto con i loro vecchi successi.
All’epoca d’oro dei miei vent’anni ascoltavo metal e non ho mai smesso ma i miei album preferiti sono sempre i soliti vecchi dei Metallica, Slayer, Iron Maiden ecc.ecc.
Con l’età si perde quella spinta propulsiva di esplorazione del mondo, quella magia nel fare esperienze nuove e meravigliose con gli amici come i primi viaggi insieme o i primi amori, selvaggi, pazzi e impetuosi.
Purtroppo si perde la magia e ci si deve addossare la responsabilità di far vivere la stessa magia a quelli che verranno dopo di noi.